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1882
Volume 68, Issue 1
  • ISSN: 0017-0461
  • E-ISSN: 2507-0401

Abstract

Abstract

Fino al XIII secolo le e le erano per lo più , specie nei monasteri. Gli ordini mendicanti, in particolare i domenicani, si dedicarono alla predicazione e per essi non erano necessari i grandi codici corali, ma agili libretti, che, raccontando le vite dei santi spesso anche in modo estremamente ridotto, potessero diventare uno stimolo per i fedeli. Il latino ormai incomprensibile si abbandona per necessità, ed ecco la stagione dei grandi volgarizzamenti religiosi. Accanto ai libretti di devozioni con le preghiere e i precetti dei buoni cristiani, si moltiplicano e sono resi accessibili opere come i di Gregorio Magno, che, ad imitazione delle , si attengono all’essenziale, ridotti spesso al minimo, e diventano momento esemplare nella predicazione, scendendo anche dal pulpito, come avvenne per alcuni racconti: Paolino da Nola è tratteggiato nel , secondo quel rapporto di osmosi tra sacro e profano che sta all’origine della novella. Vite dei santi, dunque, in grandi raccolte, come la , lavoro di impegno e vastità e complessità, ‘aggiornato’ persino dopo la morte di Iacopo da Varazze. Ma anche vite singole, perché la devozione di un borgo, di una confraternita, di un privato, richiedeva una scelta. E così abbiamo tante versioni e, come nel nostro caso, due vite di Gregorio: la prima, che apre i mss., è anonima, forse nata in volgare a Firenze a metà Trecento circa; la seconda, che conclude i mss. con i quattro libri dei , è volgarizzamento dalla , anche questo anonimo. Si esamina pure, testi alla mano, quella che può sembrare una ‘teoria della traduzione’, vista con gli occhi di quattro volgarizzatori dei e si pubblica una inedita vita di Gregorio Magno.

Abstract

Until to XIII century and were mostly , especially in monasteries and cloisters. Mendicant orders, particularly Dominicans, pursued preaching and didn’t need large choral codices, but light booklets, often summarizing lives of saints, to stimulate believers. By the time incomprehensible, Latin was necessarily abandoned and since begins the season of great (translacion into the vernacular). Next to devotional booklets, with prayers and precepts for good Christians, other works, like by Gregory the Great, grow and are made accessible; these works, like , are condensed and become exemplary moment of preaching, coming down from pulpit, as happened for some tales: Paulinus of Nola is outlined in , according to that correlation of osmosis between sacred and profane that’s at the origin of . So lives of saints in large collections, like by Jacobus de Voragine, work of dedication and extent and complexity, updated even after the death of Jacobus. But also individual lives, because the devotion of a village, confraternity, private citizen, needed a choice. So we have many versions and in this case two lives of Gregory: the first, opening manuscripts, is anonymous, maybe born in Florence in around at the half of the fourteenth century; the second, anonymous too, closing manuscripts with four books of , is from . We examine, according to texts, what may seems a ‘theory of translation’, seen though the eyes of four of and we public an unpublished live of Gregory the Great.

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