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Sulla scia di un confronto gia aperto, l’Autore si pone in dialogo con Jacques Dalarun, che in piu occasioni ha richiamato l’attenzione sul modo in cui Francesco d’Assisi esercito il governo sui frati. Dalarun ritiene che l’agire dell’Assisiate denoti non tanto un atteggiamento di umilta, quanto piuttosto di orgoglio. L’Autore, da par suo, richiama l’attenzione su Compilatio Assisiensis 106 : i Compagni, infatti, si mostrarono apertamente critici con l’Assisiate, poiché ai loro occhi egli appariva troppo arrendevole con i frati disobbedienti e devianti. Per Francesco, le difficolta emergevano quando doveva misurarsi non con le fragilita altrui, ma quando era chiamato a fronteggiare l’altrui falsita. Verso costoro egli appariva senza difese o, meglio, si rivelava incapace di gestire le proprie reazioni: per questo aveva scelto per sé l’« officium spirituale », un compito che l’avrebbe messo in relazione solo con quanti spontaneamente si sarebbero rivolti a lui, esonerandolo da interventi verso i riottosi, per nulla desiderosi di volersi correggere. Tale orizzonte consente all’Autore di proporre anche un quadro diverso della “crisi” del 1220.
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