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1882

Commento al profeta Abacuc

Abstract

Girolamo completa il Commentario al profeta Abacuc nel 393 e lo dedica all'amico Cromazio, vescovo di Aquileia. Nel percorso esegetico che lo vede impegnato a spiegare l'intero profetico, l'interpretazione di Abacuc dipende fortemente da Origene, sulla cui eredità sorgerà proprio in quell'anno la famosa controversia. Girolamo offre un doppio commento, al testo ebraico e a quello greco dei Settanta. Al primo dedica una spiegazione per lo più letterale, mentre al secondo è riservata l'esegesi di stampo allegorico. Un punto qualificante del commento di Girolamo è la coerenza interpretativa, che riesce a stabilire anche fra l’esegesi dei primi due capitoli e il terzo, il cosiddetto cantico di Abacuc, che ha la forma di un salmo. I suoi predecessori, notando una certa estraneità fra la vicenda storica dell’oppressione di Nabucodonosor (cap. 1-2) e il cantico, avevano dato di quest’ultimo testo una lettura cristologica indipendente dall’interpretazione della prima parte. Girolamo, invece, riesce a congiungere nella sua esegesi anche quest’ultima parte (che verosimilmente risulta aggiunta da un redattore al testo profetico), anticipando e applicando il senso cristologico anche ai primi due capitoli grazie a inserti in cui annuncia proletticamente la venuta di Cristo.

La versione latina originale del testo proposto in traduzione in questo volume è pubblicata nella collana con il titolo Hieronymus - (CCSL 76-76A bis 1). I rimandi alle pagine corrispondenti dell’edizione sono forniti a margine di questa traduzione.

References

/content/books/10.1484/M.CCT-EB.5.123670
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