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Nel De pigneribus sanctorum, scritto tra il 1115 ed il 1119, Guiberto di Nogent prende di mira i monaci della vicina Saint-Médard di Soissons, rei di millantare il possesso di una reliquia speciale: un dente da latte di Cristo. Guiberto denuncia la deriva del culto dei santi e delle loro reliquie e lo sfruttamento della credulità del popolo da parte di alcune chiese al fine di conseguire prestigio e benefici economici. Contesta poi sul terreno insidioso della riflessione teologica l’esistenza stessa di una reliquia di Cristo, che minerebbe l’utilità del rito eucaristico, prima di arrivare ad attaccare direttamente, tacciandoli di blasfemia, i Sanctimedardenses e la loro propaganda, giudicata un potenziale pericolo per i fedeli, spinti da quel falso residuo terreno, mendace testimone di una resurrezione incompleta del Salvatore, a mettere in dubbio la speranza nella propria. Nell’ultima parte, aliena dai toni polemici dei precedenti e di diverso contenuto, tratta di questioni relative al mondo spirituale e della sua distanza da quello fisico. Il testo nell’insieme costituisce una fonte preziosa su un fenomeno religioso e di costume tra i più rilevanti del medioevo ed un importante tassello all’interno della variegata produzione di un autore medievale tra i più originali.

La versione latina originale del testo proposto in traduzione in questo volume è pubblicata nella collana Corpus Christianorum Continuatio Mediaevalis con il titolo Guitberti Abbatis Sanctae Mariae Novigenti. De sanctis et eorum pigneribus (CC CM 127), a cura di R. B. C. Huygens. I rimandi alle pagine corrispondenti dell’edizione sono forniti a margine di questa traduzione.

Matteo Salaroli, laureatosi nel 2014 presso l’Università degli Studi di Milano con una tesi in Filologia Mediolatina, svolge attualmente attività di ricerca presso la Società Internazionale per lo Studio del Medioevo Latino, con sede a Firenze.

Le culte des reliques n’appartient pas aux premiers siècles de l’ère chrétienne, mais, à partir du iv e siècle, il devint un élément constitutif de la nouvelle religion. Si l’on peut s’étonner de la brusquerie du phénomène, qui suppose un bouleversement profond des mentalités, il faut aussi se demander quelles en furent les modalités. Sans doute la Paix de l’Église, puis la christianisation de l’Empire romain, créèrent-elles les conditions favorables à l’assouvissement de nouvelles aspirations, mais un obstacle a priori insurmontable n’allait-il pas très vite se dresser devant elles ? Quelques traditions plus ou moins concrètes existaient, mais dans la majorité des cas, comment faire pour retrouver - à supposer qu’on y pensât encore - ce qui s’était perdu ? C’est alors que l’on se mit à « inventer », à découvrir providentiellement, les corps des patriarches, des prophètes, des apôtres, des martyrs, bientôt des moines, des vierges ou des évêques, et jusqu’aux reliques (secondaires) du Christ et de la Vierge. Après avoir exposé pour elles-mêmes quelques-unes des plus notables inventions survenues aux iv e, v e et vi e siècles, ce travail s’attache à en éclairer le mécanisme, d’abord par une lecture suivie des récits qui nous en ont transmis la mémoire, ensuite par l’examen des différents enjeux qu’elles sous-tendent.