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Obiettivo del presente lavoro consiste nella ricostruzione della fortuna dei “racconti” del libro di Daniele (in particolare i capp. 3, 6 e 14) presso il contesto specifico del cristianesimo antico di area occidentale e segnatamente romana. Applicando una prospettiva metodologica tesa a valorizzare il ruolo dell’iconografia come fonte storiografica e l’efficacia di un approccio pluridisciplinare al problema della ricezione di Dn, l’indagine e stata condotta a partire dalla testimonianza fornita dal cap. 45 della 1Clementis e da taluni sarcofagi paleocristiani tra cui, in particolare, quello di Pisa. La ricezione dei “racconti” in entrambe le categorie di fonti ha dimostrato di essere incentrata sulla tecnica esegetica della “tipologia”, tesa ad associare l’esperienza dei protagonisti biblici a quella degli esponenti delle comunita coeve ai documenti. Nel caso dell’epistola clementina, infatti, si assiste al trasferimento di connotazioni e prerogative “martiriali” dai tipi prototestamentari ai presbiteri deposti durante la crisi di Corinto, concepiti come antitipo dei “giusti perseguitati”. La medesima “esegesi ecclesiale”, caratteristica del cristianesimo cosiddetto “latino/occidentale” - riprendendo la categoria formulata da Jean Danielou - e applicata in ambito iconografico, dove i soggetti figurativi estrapolati dal libro di Daniele vengono accostati ai ritratti dei destinatari dei documenti, la cui esperienza storica e “tipologicamente” interpretata e teologicamente compresa alla luce delle Scritture. L’indagine ha inoltre consentito di porre in evidenza la coesistenza di modalita ermeneutiche diversificate presso le medesime fonti, sia letterarie che iconografiche: se, infatti, nell’epistola di Clemente la tecnica “tipologica” convive con quella “parenetica”, presso la documentazione iconografica alla “tipologia ecclesiale” si abbina, senza soluzione di continuita, quella “cristologica”.
AbstractThe objective of the paper is the reconstruction of the circulation of Book of Daniel’s “tales” (in particular chapters 3,6 and 14) in the specific context of ancient Christianity of western and signally roman community. Through a methodological perspective which revaluates both the role of iconography as historical source, and the efficacy of a multidisciplinary approach to the problem of Dn’s reception, the analysis has been conducted starting from the evidences provided by chapter 45 of 1Clementis and considering paleochristian plastic production, in particular Pisa’s sarcophagus. The reception of “tales” in both categories of sources demonstrated to be grounded on the exegetic technique of “typology”, which aims at connecting the experience of biblical protagonists to the one of coeval communities’ exponents. In the case of Clement’s epistle, “martyrial” prerogatives and connotations are transferred from prototestamentary characters to presbiters deposed during the conflict of Corinth, who are interpreted as antitypes of “good ones exposed to persecutions”. The same “ecclesial exegesis” characterizing the so-called “westernlatin” Christianity - according to J. Danielou cathegory - is applied in iconography, where figurative subjects extracted from Book of Daniel are associated to portraits of dead, whose historical experience is “typologically” interpreted and theologically re-read in the light of Scriptures. The inspection further allowed to put in evidence the coexistence of difference hermeneutical techniques within the same document, both literary and iconographic: if, on one side, “typology” lives side by side with “parenesis” in Clement’s letter, on the other, “ecclesial typology” is seamlessly associated with “Christological one” in iconography.