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Quest’articolo si sofferma sulla lettura data da Ugo Bianchi di Plotino, quale rappresentante della categoria di “dualismo”. Malgrado le polemiche di Plotino contro il rifiuto del mondo fisico da parte degli gnostici, Bianchi sottolinea come le categorie dualistiche siano proprie delle teorie di Plotino sui principi primi, sull’anima e sulla derivazione. Pertanto, Plotino può essere posto in parallelo con gli gnostici, nonostante la sua aperta critica contro di loro. In quest’intervento, esaminata la lettura di Bianchi, vengono sollevate alcune questioni problematiche. Sia la dottrina plotiniana della derivazione sia la sua teoria dell’anima superiore contrastano fortemente con una lettura dualistica. Tuttavia, il quadro è più complesso, come dimostrano alcuni luoghi dove Plotino associa la derivazione di Intelletto e anima a un atto di arroganza (tolma). Sembra, dunque, emergere una tensione interna tra alcuni aspetti della filosofia di Plotino. La lettura di Bianchi si dimostra illuminante nella misura in cui rileva la potenziale contraddizione tra l’anti-dualismo programmatico di Plotino e altri aspetti del suo pensiero.
AbstractThis paper focuses on Ugo Bianchi’s reading of Plotinus as a representative of the category of “dualism”. Plotinus’ polemics against the Gnostic rejection of the physical world notwithstanding, Bianchi emphasises that dualist features are typical of Plotinus’ views about principles, the soul and derivation. Therefore, Plotinus can be set in parallel with the Gnostics, despite his overt criticism of them. In this article, Bianchi’s reading is placed under scrutiny and some problematic issues are raised. Both Plotinus’ account of derivation and his view about the superior soul strongly militate against a dualist reading. The situation is, however, more complicated than this, as shown by those passages where Plotinus regards the derivation of Intellect and soul as an act of arrogance (tolma). An internal tension seems to emerge, then, between such aspects of Plotinus’ philosophy. Bianchi’s reading proves illuminating insofar as it emphasises the potential inconsistency between Plotinus’ programmatic antidualism and other features of his thought.