Ugo di San Vittore, Sull’inanità delle cose mondane e Dialogo sulla creazione del mondo
Introduzione, traduzione e note
Abstract
Il De vanitate rerum mundanarum e il Dialogus de creatione mundi sono due opere fortemente legate l’una all’altra: in un primo momento unite e poi separate, testimoniano il gusto ugoniano per la pratica della riscrittura, segno di un pensiero in continuo movimento, che progredisce e si evolve tornando su sé stesso. Il De vanitate si presenta come un dialogo tra due personaggi, Anima e Ratio, volto a dimostrare come chi ripone tutte le proprie aspettative e speranze nel mondo, senza guardare a quello che è il vero bene e fine ultimo di ogni esistenza, Dio, sia destinato a vivere un’esistenza di frustrazione e infelicità. Il Dialogus, che invece vede come protagonisti un Discipulus e un Magister, dopo un dettagliato racconto della creazione del mondo si concentra sulla trattazione della natura dell’uomo, del peccato, della redenzione e dei sacramenti. Questa è la prima traduzione del testo criticamente curato da Cédric Giraud (CC CM, 269).