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Nel periodo paleocristiano nasce un’iconografia della guarigione della heamorrhoïssa, ovvero della donna emorragica (Marco 5:24b-34 par). Nel passaggio dal testo all’immagine si sprigiona un’energia profonda che riguarda il tatto, lo sguardo e lo spazio. Le caratteristiche iconografiche diventano sensori di vasta portata. La donna emorragica diventa dopotutto, nella cultura visiva del medioevo, la figura esemplare per meglio comprendere i tabù riguardanti l’utero in rapporto con la magia e i tabù sul sangue.