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Il testo è un inedito di Marta Sordi, illustre storica del mondo antico presso l’Università Cattolica di Milano, scomparsa nel 2009. La studiosa individua i significati fondamentali del termine e della nozione di dissimulatio in fonti romane d’età repubblicana e della prima età imperiale, evidenziando l’accezione di artificio retorico e di finzione con cui si cerca di nascondere un’azione malvagia. Analizza quindi il caso dell’imperatore Tiberio che, accusato di dissimulatio, riteneva invece che essa fosse la sua principale virtù: come la disamina mette in luce, la dissimulatio costituiva per lui la finzione di non vedere quello che non si vuol punire, ovvero una via mediana tra giusta severità e indulgenza non colpevole, attraverso la quale esprimeva la propria moderazione nell’esercizio del potere. Il medesimo atteggiamento - in un contesto storico diverso e sulla base di motivazioni diverse - viene richiesto all’imperatore cristiano Valentiniano II da una fonte pagana della fine del IV secolo, la Terza Relatio di Simmaco; essa però suscita la decisa reazione di Ambrogio di Milano, il quale mostra le ambiguità di una dissimulatio che troppo facilmente potrebbe essere scambiata per consensus.
AbstractThis contribution is a heretofore unpublished piece by Marta Sordi, eminent historian of Classic Antiquity at the Università Cattolica of Milan who passed away in 2009. The fundamental meanings of the word and the concept of dissimulatio are identified in sources from the age of the Roman Republic and the early Empire. Sordi highlights the acceptation of pretence and rhetorical ploy meant to hide an evil deed and analyses the case of Emperor Tiberius who was charged with dissimulatio but considered this to be his main virtue. Her analysis shows that for Tiberius dissimulatio meant pretending not to see what one does not want to punish, i.e. finding a balance between just severity and guiltless leniency as his way of conveying moderation in exercising power. Albeit in a different historical context and for different reasons, such a stance is demanded of the Christian emperor Valentinian II in Symmachus’s Relatio III-a pagan source from the end of the fourth century. This provoked, however, a firm reaction from Ambrose of Milan who pointed out the ambiguities of a dissimulatio that could all too easily be taken for consensus.