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Le vicende storiche e le dottrine di Priscilliano e dei Priscillianisti costituiscono un caso privilegiato per valutare il signifi cato della dissimulatio nell’ambito religioso. Il giudizio dei contemporanei e degli storici moderni è diviso fra l’immagine di un Priscilliano eretico, mago e manicheo, e quella di un asceta, capo carismatico e martire. Questo contributo intende dimostrare come tale alternativa non sia corretta. Sotto il profi lo storico-religioso, infatti, è necessario valutare la nozione priscillianea dei «segreti delle Scritture», sia canoniche sia apocrife, e dell’esegesi spirituale della rivelazione divina che implica un atteggiamento di riservatezza e di nascondimento nei confronti di quanti non partecipano di essa. L’evoluzione storica del movimento dei Priscillianisti, emarginati e condannati come eretici, ha potuto implicare tra V e VI sec. atteggiamenti teorici e pratici di vera e propria dissimulatio.
AbstractThe res gestae and doctrines of Priscillian and the Priscillianists are a case in point for evaluating the matter of dissimulatio in a religious context. Opinions of contemporaries and modern historians are divided between views of Priscillian as a heretic, sorcerer, and Manichaean, and those of an ascetic, charismatic leader, and martyr. This essay intends to demonstrate that such alternatives are wrong. From a historical-religious perspective, it is necessary to properly evaluate the Priscillian notion of the ‘secrets of the Scriptures’, both canonical and apocryphal, and the principle of the spiritual exegesis of Divine revelation which implies an attitude of reticence and concealment from those who did not share in the revelation. The historical evolution of the Priscillianist movement, whose members were ostracised and condemned as heretics, makes it possible to infer theoretical and practical stances of dissimulatio in the fi fth and sixth centuries.