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Il contributo mira ad individuare e a documentare il ruolo che ricoprì, nell’ispirare personalità come Giuseppe Cafasso, Giovanni Bosco, Leonardo Murialdo, Giuseppe Allamano, Francesco Faa’ di Bruno, i marchesi di Barolo, l’eredità spirituale del filippino torinese Sebastiano Valfrè (1629- 1710). La sua memoria, rinvigorita dall’evento della beatificazione (1834), era custodita e trasmessa in particolare dall’Oratorio di S. Filippo, al centro di una fitta rete di rapporti, intessuti grazie soprattutto al p. Felice Carpignano, con i rappresentanti della Torino sociale ottocentesca. Anche la tradizione spirituale salesiana e vincenziana, a cui i ‘santi sociali’ attingevano, costituiva un terreno d’incontro con la spiritualità del Valfrè, che della stessa tradizione si presentava come espressione e tramite. Nel Valfrè i ‘santi sociali’ vedevano un modello di zelo sacerdotale e apostolico, di impegno educativo e civile, di carità operosa e infaticabile verso ogni genere di povertà. In particolare riguardo alla carità, viene messo in luce il rapporto di continuità/discontinuità fra la santità sociale ottocentesca, tesa a misurarsi con le sfide della modernità, e quella incarnata dal Valfrè, che condivideva i paradigmi ideologici della società di ancien régime, innestandovi tuttavia una nuova e più aperta sensibilità.
AbstractThis contribution intends to indentify and document the role played by Sebastiano Valfrè (1629-1710) in inspiring such figures as Joseph Cafasso, John Bosco, Leonard Murialdo, Jospeh Allamano, Francesco Faa’ di Bruno, and the Marquis and Marchioness of Barolo, all spiritual heirs of this Turinese follower of St. Philip Neri. Valfré’s memory, reinvigorated by beatification (1834), was especially treasured and passed on by the Oratory of St. Philip Neri which was at the centre of a dense network of relationships with representatives of nineteenth century Turinese society thanks to Fr. Felice Carpignano in particular. The Salesian and Vincentian spiritual tradition to which the ‘social saints’ related also constituted common ground shared with the spirituality of Valfrè who was himself a representation and intermediary of that very tradition. The ‘social saints’ saw Valfrè as a model of apostolic and priestly zeal, educational and civil commitment, and untiring charitable efforts directed at all types of poverty. With particular regard to charity, a relationship is highlighted between the continuity/discontinuity of nineteenth century social saintliness, which strove to tackle the challenges of modernity, and that which was personified in Valfrè who shared in the ideological paradigms of ancien régime society imbued, however, with a new and more open sensibility.