Annali di Scienze Religiose

Modernité, globalisation et crise du système libéral posent l’Occident et le monde Arabe face-à-face des mêmes défis. On est tous interconnectés et interdépendants, mais c’est difficile encore d’agir finalement dans un plus ample rayon d’action. L’analyse critique de quelques aspects du nôtre problématique ‘passé composé’ et des malentendus historiques que nous ont empêché de collaborer pourrait nous donner l’occasion pour dépasser l’impasse - cette fois sérieuse et générale - de façon vraiment alternative.

Modernity, globalization and the crisis of the liberal system pose the West and the Arab world face to face with the same challenges. We are all interconnected and interdependent, but it is still difficult to act ultimately in a wider way. The critical analysis of some aspects of our problematic ‘past compound’ and the historical misunderstandings that we have prevented from collaborating could give us the opportunity to overcome the impasse - this time serious and general - in a truly alternative way.

Western modernity has engaged the religious question, over the past thirty years in processes that show an increased interaction between religiosity, visibility and urban public space. At a time when expressions, behaviours and forms of religiosity are a source of concern for politicians, jurists or security experts, the question of the visibility of Islām deserves to be debated.

This research aims to articulate the community dimension and the urban public space in the context of liberal societies. Public space leads to the question of community and vice-versa, as both of them are intimately linked. This perspective provides the opportunity to analyse the nature of religious manifestations, their expressions and their reception as ‘counter-discourses’. The liberal public space being the place of individualities, the community dimension, especially the religious one, therefore can be interpreted as a position, an action and a form of counter-power.

In connection with these questions, we will also be led to examine the issue of religiosity as being shaped by processes inherent to the constitution of public space in the liberal context. A space that enshrines the individual dimension of conformity while rejecting the communitarian reality.

Starting from this conceptual framework, how does the public space contribute to the emergence of forms of religiosity and “domestication of the sacred”? What does it mean to be visible today? Would visibility be a means of expressing a sense of belonging to a group or an instrument of self-construction, which could be exclusively personal?

La modernità in Occidente ha impiegato la questione religiosa, negli ultimi trent’anni, in processi che mostrano una maggiore interazione tra religiosità, visibilità e spazio pubblico urbano. In un momento in cui espressioni, comportamenti e forme di religiosità sono fonte di preoccupazione per politici, giuristi o esperti di sicurezza, la questione della visibilità dell’Islām merita di essere discussa.

Questa ricerca mira ad articolare la dimensione comunitaria e lo spazio pubblico urbano nel contesto delle società liberali. Lo spazio pubblico porta alla questione della comunità e viceversa, poiché entrambi sono intimamente collegati. Questa prospettiva offre l’opportunità di analizzare la natura delle manifestazioni religiose, le loro espressioni e la loro ricezione come “contro-discorsi”. Lo spazio pubblico liberale è il luogo delle individualità, la dimensione comunitaria, specialmente quella religiosa, pertanto può essere interpretata come una posizione, un’azione e una forma di contro-potere.

In relazione a queste domande, saremo anche portati a esaminare la questione della religiosità come modellata da processi inerenti alla costituzione dello spazio pubblico nel contesto liberale. Uno spazio che sancisce la dimensione individuale della conformità mentre respinge la realtà comunitaria.

A partire da questo quadro concettuale, in che modo lo spazio pubblico contribuisce all’emergere di forme di religiosità e “addomesticamento del sacro”? Cosa significa essere visibili oggi? La visibilità sarebbe un mezzo per esprimere un senso di appartenenza a un gruppo o uno strumento di autocostruzione, che potrebbe essere esclusivamente personale?

Following the historical accounts of Mindanao armed conflict and peace process in the Philippines, the author focuses on the reasons that brought about the difficult proceeding of Muslim and Christian relations towards a sustainable peace, which may respect, as much as possible, all the needs of both Muslim and Christian communities. The author considers the real cultural contest of the Philippines, which is made by three Peoples: Lumads, Muslims and Christians, and not only by two Peoples: Muslims and Christians. According to him, any peace process must focus on the complete anthropological and cultural context of the Country. A sustainable peace may be reached only through a harmonious approach, which interrelate whether political, social, as well as religious aspects, looking at the dignity of the human being. All these aspects are so fundamental, that cannot be forgotten in any educational program whether academic and political. Along this way, the author proposes and describes a possible model, which is focusing on Interreligious and intercultural dialogue between Lumads, Muslims and Christians, belonging to the Silsilah Dialogue Movement, located in Zamboanga City, (Mindanao Island). The author concludes his article underlining the discovery of a spiritual journey, which is the result of the personal spiritual dialogue as the pro-active attitude towards the acknowledgment of the truth about God, the self as well as the common good for all. Along this way, our own cultural and religious identity cannot be menaced by the diversity of different cultural and religious identities, since the pro-active attitude is able to prevent internal personal conflicts as well as the conflicts that different human groups may express within society. The religious experience of God is not a mere attribute beside our lives; it is the fundamental pillar on which to build reciprocal peace relations for the common good of all.

Seguendo i resoconti storici del conflitto armato in Mindanao e del processo di pace nelle Filippine, l’autore si concentra sulle ragioni che hanno portato al difficile percorso delle relazioni tra credenti musulmani e cristiani, verso una pace sostenibile, che possa rispettare, per quanto possibile, tutte le esigenze delle comunità sia musulmane che cristiane. L’autore descrive il reale contesto politico e culturale delle Filippine, caratterizzato da tre Popoli: Lumad, Musulmani e Cristiani, e non solo da due Popoli: Musulmani e Cristiani. Secondo lui, qualsiasi processo di pace deve tener conto del completo contesto antropologico e culturale del Paese. Una pace sostenibile può essere raggiunta solo attraverso un approccio armonioso, che mette in relazione i diversi aspetti politici, sociali e religiosi, preservando la dignità dell’essere umano. Tutti questi aspetti sono di carattere fondamentale e non possono essere dimenticati in nessun programma educativo, sia accademico che politico. Da qui, l’autore propone e descrive un possibile modello, che si concentra sul dialogo interreligioso e interculturale tra lumad, musulmani e cristiani, appartenente al movimento per il dialogo Silsilah (catena), situato nella città di Zamboanga (Mindanao Island). L’autore conclude il suo articolo sottolineando l’importanza di un percorso di vita, che è il risultato del dialogo spirituale, umano e personale in senso pro-attivo nel riconoscimento della verità su Dio, sul sé e sul bene comune per tutti. In questo senso, la nostra identità culturale e religiosa non può essere minacciata dalla diversità appartenente alle diverse identità culturali e religiose, poiché l’atteggiamento pro-attivo è in grado di prevenire i conflitti personali e sociali che i gruppi umani possono esprimere all’interno della società. L’esperienza spirituale che facciamo di Dio non è un mero attributo accanto alle nostre vite; è il pilastro fondamentale su cui costruire le reciproche relazioni di pace per il bene comune di tutti.

According to statistics, 5% of censored texts in Kuwait deal with historical topics and another 5% deal with Politics and current affairs. But what are the criteria for censorship? Which topics or statements cannot be addressed and which cannot be discussed, let alone uttered in the public domain? If we analyse the history programs in public high schools and the ministerial guidelines issued by the Ministry of Information, this can help us to study the criteria in depth. In fact, the results are surprising: on the one hand, the history textbooks used in Kuwait are far more open, critical and liberal than those adopted in the other Gulf countries. On the other hand, there are omissions and gaps that help to shed some light on the criteria used for book censorship.

Secondo le statistiche, il 5% dei testi censurati in Kuwait tratta di argomenti storici, e un altro 5% tratta di politica e attualità. Ma quali sono i criteri secondo i quali opere di questo tipo vengono censurate? Quali temi non è ammesso affrontare e quali tesi non è ammesso enunciare, a livello di discorso pubblico e culturale? Un’interessante chiave di lettura viene fornita dall’analisi dei programmi scolastici di storia delle scuole pubbliche, e dalle circolari ministeriali diffuse dal Ministero dell’Informazione. Emergerà quindi un quadro piuttosto sorprendente: da una parte, il manuale scolastico usato in Kuwait è notevolmente più aperto, critico e liberale di quelli adottati negli altri paesi del Golfo. D’altra parte, vi sono omissioni e lacune che aiutano a fare luce sui criteri utilizzati per la censura dei libri.

The study focuses particularly on Egypt, because this country is central to the elaboration of Islamic political thought. In fact, the conditions for that phenomenon called al-Nahda were born in thius country, in which were also born the first authors who would then lead to political Islām, a theme developed in this research. In fact, the greatest of the first Salafist thinkers, Muhammad ‘Abdū, was the bearer of a neo-Mu‘tazilite and progressive thought, a message which has been betrayed by his disciple Rashīd Rid ˙ ā and even more by a follower of Ridā: the famous Hasan al-Bannā who gave life to the Muslim Brotherhood, the first group of political Islām. And although the Muslim Brotherhood tended to choose a peaceful line a red thread connects them to today’s jihadist organizations. Sayyid Qutb then goes on to embody the ideological link between the Muslim Brotherhood and jihadism with his concept of jāhiliyya, and therefore of takfīr. The evolution of jihadist groups will then follow other paths that are explored here.

Lo studio si concentra in particolare sull’Egitto, perché questo Paese è centrale nell’elaborazione del pensiero politico islamico. In effetti, le condizioni per quel fenomeno chiamato al-Nahda sono nate in questo Paese, in cui sono nati anche i primi autori che avrebbero poi condotto all’Islām politico, un tema sviluppato in questa ricerca. In effetti, il più grande dei primi pensatori salafiti, Muhammad ‘Abdū, era il portatore di un pensiero neo-mu‘tazilita e progressista, un messaggio che è stato tradito dal suo discepolo Rashīd Rid ˙ ā e ancor più da un seguace di Ridā: il famoso Hasan al-Bannā che diede vita alla Fratellanza musulmana, il primo gruppo di Islām politico. E sebbene i Fratelli musulmani tendessero a scegliere una linea pacifica, un filo rosso li collega alle organizzazioni jihadiste di oggi. Sayyid Qutb continua poi a incarnare il legame ideologico tra i Fratelli musulmani e il jihadismo con il suo concetto di jāhiliyya, e quindi di takfīr. L’evoluzione dei gruppi jihadisti seguirà quindi altri percorsi che vengono esplorati qui.

By taking into account the plurality of religions present in Italian schools, mainly linked to the phenomenon of migration, in this essay the first results of a qualitative analysis of the image of Muslims and Islām, as religion and culture, that emerges from some Italian religion textbooks for upper secondary school have been presented. The theoretical value framework is outlined in which such analyses can more effectively be performed. Moreover, attention has been given to the cultural and educational implications that textbooks have on students, especially in multicultural and multilingual classrooms. Although they cannot resolve political and social tensions between communities, teachers and educators play a central role in educating their students. Consequently, didactic materials, together with specific educational approaches and methodologies, can be crucial in promoting respect for diversity and mutual understanding.

Prendendo in considerazione la pluralità di religioni presenti nelle scuole italiane, principalmente legata al fenomeno migratorio, in questo saggio si presentano i primi risultati di un’analisi qualitativa relativa all’immagine dei musulmani e dell’Islām, come religione e cultura, che emerge da alcuni libri di testo italiani di religione per la scuola secondaria di secondo grado. Si delinea il quadro teoricovaloriale in cui simili analisi possono essere eseguite in modo più efficace. Inoltre, è stata prestata attenzione alle implicazioni culturali ed educative che i libri di testo hanno sugli studenti, specialmente in classi multiculturali e multilingue. Sebbene non possano risolvere tensioni politiche e sociali tra le comunità, insegnanti ed educatori svolgono un ruolo centrale nell’educazione dei loro studenti. Pertanto, i materiali didattici, insieme a specifici approcci educativi e metodologie, possono essere cruciali nel promuovere il rispetto per la diversità e la comprensione reciproca.

Despite its tradition and the fact that reconciliation as a process has shown to be effective in reality, reconciliation studies had a long way to go until they discovered refugees. This development has many reasons. One is the ongoing debate on how to define and identify reconciliation in the ‘real world’ in an evident and, if possible, measurable way.

This paper aims to show the actual relevance of reconciliation studies, if adequately performed through a multidisciplinary approach, in the process of conflict resolution, both at the individual and at the community level. Through the description of the psychotherapeutically work on the case of a PTSD diagnosed refugee, we claim that reconciliation with the self could be reached through different disciplines. Reconciliation is a tool, a technology, and at same time an aim for conflict resolution and for people in need.

Nonostante il concetto di riconciliazione abbia ormai dimostrato di poter essere efficace nella realtà, la disciplina dei Reconciliation Studies ha dovuto attendere molto tempo prima di occuparsi in modo scientifico dei rifugiati. Uno dei motivi di questo ritardo è il fatto che si stia ancora dibattendo su come i Reconciliation Studies possano essere attivi nel mondo reale in un modo che sia chiaramente identificabile. Questo articolo mira a mostrare la forte rilevanza dei Reconciliation Studies, se affrontati con il necessario approccio multi disciplinare, nel processo di risoluzione dei conflitti, sia a livello individuale, che comunitario. Attraverso la descrizione di un lavoro di psicoterapia con un rifugiato che soffre di Disturbo Post-Traumatico da Stress, mostriamo come la riconciliazione con noi stessi possa essere raggiunta da diverse discipline. La riconciliazione è un mezzo, una tecnologia, e allo stesso tempo un obiettivo per la risoluzione dei conflitti, a livello personale e comunitario.

Le « Document sur la Fraternité humaine pour la paix mondiale et la coexistence commune » est le fruit de l’amitié entre ses signataires, le Pape François - au nom de l’Eglise catholique - et le Cheikh Ahmad Al-Tayyeb - au nom d’Al-Azhar, le plus prestigieux institut islamique sunnite -. Il vise à promouvoir un vivre ensemble serein et harmonieux. En outre, le cri des pauvres, des victimes de l’injustice et de toute espèce de violence et des guerres doit être écouté au nom de la foi en Dieu, de la dignité et des droits de chaque personne. Les membres de l’unique famille humaine sont appelés à se respecter les uns les autres, à se montrer miséricordieux et solidaires, surtout avec les pauvres et les nécessiteux.

The “Document on Human Fraternity for World Peace and Living Together” is the fruit of the friendship between its signatories : Pope Francis - on behalf of the Catholic Church - and Cheikh Ahmad Al-Tayyeb - on behalf of Al-Azhar, the most prestigious Sunni Islamic institute -. It aims at promoting a peaceful and harmonious coexistence. Furthermore, it underlines that the cry of the poor, of the victims of injustice and all kinds of violence and wars, must be listened to in the name of our faith in God and in respect to the dignity and rights of each person. All the members of the ONE human family are called upon to respect one another, to show mercy and solidarity, especially with the poor and the needy.

L’adhésion de Cola di Rienzo, à la suite du délitement du Buono Stato, à un scénario eschatologique authentiquement joachimite, transmis par des franciscains dissidents, constitue une rupture nette avec la spiritualité du Tribunat. L’article, revenant sur l’exégèse toute personnelle donnée par Rienzo aux textes prophétiques, propose un recensement plus complet des sources prophétiques utilisées dans la correspondance de Bohême. Partant d’un lien textuel inaperçu avec Angelo Clareno, il tente de mieux situer les fraticelles que Cola connut parmi la dissidence franciscaine. Enfin, l’ambassade pragoise est interprétée comme manifestation du rôle exhortatif de la prophétie.

Cola di Rienzo’s adoption, after the downfall of the Buono Stato, of an eschatological scenario of Joachite inspiration and transmitted by dissident Franciscans forms a clear break with his spirituality during the Tribunate. The current study, while analyzing Rienzo’s highly personal exegesis of prophetic texts, completes our knowledge of the prophetic material quoted in the Bohemian letters. Thanks to an unnoticed textual link with Angelo Clareno, it attempts to better position the fraticelli group known to Rienzo among the wider Franciscan dissidence. Lastly, the embassy in Prague is interpreted as a manifestation of the hortatory function of prophecy.

Goethe’s interest in Islam and Oriental studies culminated in the composition of the West-östlicher Divan; up to now, though, these influences have been examined as a whole, as part of the wider relationship of Goethe with Islamic culture, without separating religious from cultural components. Starting from the analysis of Goethe’s letters, we will attempt to show an authentically personal re-elaboration of three key terms from the Islamic vocabulary: Islam, Prophet and Hegira. By comparing the letters with his diaries, conversations, and autobiography, we will propose a coherent reading of Goethe’s personal relationship with Islam.

L’interesse di Goethe verso l’Islam e gli studi orientali è culminato nella composizione del Divano Occidentale-Orientale; finora, tuttavia, queste influenze sono state esaminate come un tutt’uno derivante dalla cultura islamica, senza separare le tematiche religiose da quelle culturali. Partendo dall’analisi delle lettere di Goethe, tenteremo di mostrare un’elaborazione personale di tre termini chiave del vocabolario islamico: Islam, Profeta ed Egira. Tramite un confronto incrociato delle lettere con i diari, le conversazioni e l’autobiografia, proporremo una lettura coerente della relazione personale di Goethe con l’Islam.

Nelle settimane e nei mesi immediatamente successivi alla chiusura del Concilio Vaticano II, il nuovo rettore dell’Università Cattolica di Milano, il prof. Ezio Franceschini, avviò una serie di iniziative volte a presentare a docenti e studenti alcuni degli esiti più rilevanti della grande assemblea conciliare, ed in particolare gli aspetti più significativi ed incisivi per le università cattoliche, per la loro attualità e la loro missione all’interno della società contemporanea e della Chiesa.

A questi incontri fu più volte invitato mons. Michele Pellegrino, antico studente della facoltà di Lettere, illustre studioso di Letteratura cristiana antica ed ordinario dell’Università di Torino, da poco elevato alla cattedra arcivescovile di Torino. Ma soprattutto egli era stato uno dei protagonisti delle ultime sedute conciliari, in particolare per la discussione e la redazione finale del cosiddetto “schema XIII”, il documento preparatorio della Gaudium et spes. Nei suoi interventi presso l’Ateneo milanese, così come in altri interventi in varie occasioni e con vari mezzi di comunicazione, egli mise in luce apertamente e con chiarezza il ruolo e la missione delle università cattoliche, come punto d’incontro tra Chiesa e società contemporanea, come elementi essenziali del dialogo tra teologia e scienze profane. In unione con il nuovo rettore Franceschini e con Giuseppe Lazzati, di lì a poco chiamato alla guida dell’Ateneo, egli rafforzava l’idea dell’Università Cattolica di Milano come l’università del Concilio Vaticano II.

Immediately after the end of the Second Vatican Council, Ezio Franceschini, just appointed as rector of the Catholic University of Milan, launched a series of initiatives aimed at presenting to professors and students the most important outcomes of the Council, especially those related to Catholic universities, their relevance and their mission within contemporary society and the Church.

Mgr Michele Pellegrino, a former student of the Faculty of Literature, was invited several times to these meetings. He was an illustrious scholar of ancient Christian literature and full professor at the University of Turin, before being elevated to the archiepiscopal chair of Turin a few years before. Indeed, he was also one of the protagonists of the last Council period, who significantly contributed to the discussion and the drafting of the so-called “schema XIII”, which sketched the Gaudium et spes. In his speeches at the Catholic University of Milan, as well as in other public occasions and through various media, he openly and clearly highlighted the role and mission of Catholic universities, as a meeting point between Church and contemporary society, as essential elements of the dialogue between theology and secular sciences. In connection with Rector Franceschini and Giuseppe Lazzati, who was soon to succeed the latter, he fostered the idea of the Catholic University of Milan as the university of the Second Vatican Council.