Giornale Italiano di Filologia
Volume 71, Issue 1, 2019
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Quaestio errorum plena: Nicomachus’ Account of Pythagoras, Philolaus, and the Archaic Heptachord
show More to view fulltext, buy and share links for:Quaestio errorum plena: Nicomachus’ Account of Pythagoras, Philolaus, and the Archaic Heptachord show Less to hide fulltext, buy and share links for: Quaestio errorum plena: Nicomachus’ Account of Pythagoras, Philolaus, and the Archaic HeptachordBy: John C. FranklinAbstractThis paper provides a close reading of Nicomachus’ ‘very tortuous’ account of Pythagoras’ alleged addition of an eighth string to the seven-stringed lyre. The primary focus is on Philolaus’ anomalous use of the string name τρίτη in fragment 6a. This well-known conundrum is reconsidered in light of the ‘epicentric’ arrangement of the Archaic lyre’s seven strings. It is argued that τρίτη and παραμέση were originally alternative names for the same string (as Nicomachus implies). This ambivalence was later bifurcated when lyres began to have eight strings around 480-460 bce, a musical development that is plausibly reflected in a minority tradition about Simonides; the Pythagorean legend is a secondary development.
AbstractQuesto articolo fornisce una lettura attenta del racconto "molto tortuoso" di Nicomaco della supposta aggiunta di Pitagora di un'ottava corda alla lira a sette corde. Il foco principale è l'uso anomalo di Philolaus del nome della corda τρίτη nel frammento 6a. Questo enigma, bene noto, viene riconsiderato alla luce della disposizione "epicentrica" delle sette corde della lira arcaica. Sostengo che τρίτη e παραμέση fossero in origine nomi alternativi per la stessa corda (come implica Nicomachus stesso). Questa ambivalenza fu in seguito biforcata quando le lire iniziarono ad avere otto corde attorno al 480-460 a.C., uno sviluppo musicale che si riflette plausibilmente in una tradizione minoritaria su Simonide; la leggenda pitagorica è uno sviluppo secondario.
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Alcune riflessioni su Theogn. 769–772
show More to view fulltext, buy and share links for:Alcune riflessioni su Theogn. 769–772 show Less to hide fulltext, buy and share links for: Alcune riflessioni su Theogn. 769–772By: Luigi FerreriAbstractL’articolo propone un’interpretazione di Theogn. 769-772, mettendo in rilievo come in questi versi emerga l’immagine della poesta come una ricerca e una tensione morale, un’esibizione che si configura come atto di ammaestramento e che perciò produce qualcosa di utile da un punto di vista morale.
AbstractThe paper offers an interpretation of. Theogn. 769-772, showing how in these verses the image of poetry emerges as a research and a moral tension, an exhibition that is configured as an act of teaching and for this reason produces something useful from a moral point of view.
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Circa la fortuna di alcuni versi di Teognide nei Progymnasmata / Praeexercitamina
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AbstractThis paper takes in account some verses of Theognis’ elegies quoted by the Progymnasmata (Ps. Hermogenes, Aphthonius, Nicolaus, Priscianus) in order to reconstruct the success of these sayings in ancient literature and to understand for what purposes this poetic model is strangely reused in the rhetorical handbooks.
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The Gift of Logos. The Life of Aesop and Socrates’ Poetic Initiation
show More to view fulltext, buy and share links for:The Gift of Logos. The Life of Aesop and Socrates’ Poetic Initiation show Less to hide fulltext, buy and share links for: The Gift of Logos. The Life of Aesop and Socrates’ Poetic InitiationBy: Andrea CapraAbstractThis paper explores a crucial, if neglected, point of comparison between Plato’s Socrates and the Life of Aesop, namely their shared relationship with the Greek tradition of poetic initiations. The combined study of how Socrates and Aesop fit into that tradition provides an invaluable vantage point to explore the generic boundaries of Socratic dialogues and Aesopic fables. Aesop’s initiation as described in version G of the Life, with its emphasis on Aesop’s newly acquired ability to speak, proves crucially connected with a defining feature of Aesopic fables, namely the major role of speaking animals. Moreover, the scene closely recalls a number of passages in Plato’s dialogues, in which Socrates echoes the Dichterweihe tradition in terms of both poetic inspiration resulting in the ‘invention’ of dialogue and conversion to writing. Combined together, the passages under examination from Plato and from the Life amount to a literary manifesto pointing to the canonisation of prose genres, revolving, respectively, around the gift of logos and dialogos. They also suggest that an early and version of the Life might have provided Plato a foil to emphasise Socrates’ Apollonian piety in opposition to Aesop’s impiety in the Life.
AbstractIl saggio prende in esame un parallelo, cruciale quanto inesplorato, fra il Socrate platonico e la Vita di Esopo, ossia la comune appartenenza alla tradizione greca delle iniziazioni poetiche. Uno studio in parallelo di come Socrate ed Esopo si pongono rispetto a tale tradizione offre un punto d’osservazione privilegiato per indagare i generi del dialogo e della favola e i loro confini. L’iniziazione di Esopo tramandata nella versione G della Vita insiste sul dono della parola che permette a Esopo di parlare, e si dimostra così intimamente connessa con un tratto distintivo della favola, popolata da animali parlanti. Inoltre, la scena richiama da vicino alcuni passi platonici nei quali Socrate si colloca nel solco della Dichterweihe in termini di ispirazione poetica, che conduce all’‘invenzione’ del dialogo, e di conversione alla scrittura. Presi congiuntamente in esame, i passi di Platone e della Vita costituiscono una sorta di manifesto letterario che ha per oggetto la canonizzazione dei generi in prosa, centrati rispettivamente su logos e dialogos. Questi passi suggeriscono inoltre che una versione antica della Vita possa aver offerto a Platone uno sfondo di contrasto per mettere in luce la pietà apollinea di Socrate in opposizione all’empietà di Esopo nella Vita.
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La sequenza ‘monodia-parodo’ nelle Troiane di Euripide: funzione, drammaturgia, metro
show More to view fulltext, buy and share links for:La sequenza ‘monodia-parodo’ nelle Troiane di Euripide: funzione, drammaturgia, metro show Less to hide fulltext, buy and share links for: La sequenza ‘monodia-parodo’ nelle Troiane di Euripide: funzione, drammaturgia, metroBy: Ester CerboAbstractSi propone l’analisi metrica e drammaturgica della sequenza ‘monodia-parodo’ nelle Troiane di Euripide (vv. 98-229). Tale sequenza, posta all’inizio della tragedia, costituisce una scena di grande impatto emotivo. La partitura metrico-ritmica è dominata dai dimetri anapestici, resi dapprima in recitativo, poi cantati; l’uso del medesimo metro e la struttura dialogica della prima coppia strofica della parodo sottolineano ulteriormente il legame di philia tra Ecuba, la protagonista, e il Coro delle prigioniere troiane.
AbstractThis paper presents a metrical and dramatic analysis of the structure ‘monody-parodos’ in Euripides’ Trojan Women (ll. 98-229). This structure is placed at the beginning of the tragedy and it sets up a great emotional scene. The meter used here is the anapaestic dimeter, in παρακαταλογή and lyric; meter and dialogue (in the first strophic pair of parodos) emphasize the strenght of the philia relationship between Hecuba and the Chorus of Trojan Captives.
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Euneo e la ‘musa asiatica’ di Euripide: per una proposta di restituzione dell’epigramma di Cizico AP 3.10
show More to view fulltext, buy and share links for:Euneo e la ‘musa asiatica’ di Euripide: per una proposta di restituzione dell’epigramma di Cizico AP 3.10 show Less to hide fulltext, buy and share links for: Euneo e la ‘musa asiatica’ di Euripide: per una proposta di restituzione dell’epigramma di Cizico AP 3.10AbstractIl contributo muove dal confronto tra il decimo epigramma del terzo libro dell’Antologia Palatina, che tratta del ruolo salvifico svolto da Euneo e Toante nella vicenda della madre e regina di Lemno Ipsipile, e la peculiare versione della vicenda mitica fornita da Euripide nell’Ipsipile, da cui l’epigramma palatino trae verosimilmente ispirazione. A partire da tale confronto, l’A. del contributo riesamina l’ultimo distico dell’epigramma e avanza una nuova proposta di restituzione del v. 5 problematico sul piano testuale e variamente emendato: in luogo del tradito Ἀσώτιδος νέαν κούραν, inammissibile e incongruo, viene avanzata la congettura Ἀσιάτιδος, Εὔνοε, μοῦσαν, che, in rapporto alle diverse proposte emendative sin qui esperite, si attaglia ai tratti peculiari del musico Euneo.
AbstractThis article starts with the comparison between AP 3.10, which deals with the role played by Euneus and Thoas in the rescue of their mother and queen of Lemnos Hypsipyle, and Euripides’ peculiar version of the myth, from which the Palatine epigram probably draws inspiration. On the basis of this comparison, the A. re-examines the last two verses of the epigram and submits a new proposal for restitution of the puzzling and much-disputed v. 5: instead of the inadmissible and incongruous manuscript reading Ἀσώτιδος νέαν κούραν, the A. puts forward Ἀσιάτιδος, Εὔνοε, μοῦσαν, which, unlike the various conjectures offered by other commentators on this passage, fits with the distintive characteristics of the musician Euneus.
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Sul titolo dell’opera dell’annalista Lucio Calpurnio Pisone Frugi
show More to view fulltext, buy and share links for:Sul titolo dell’opera dell’annalista Lucio Calpurnio Pisone Frugi show Less to hide fulltext, buy and share links for: Sul titolo dell’opera dell’annalista Lucio Calpurnio Pisone FrugiBy: Luca CardinaliAbstractIn questo articolo si mette in luce che il titolo dell’opera dello storico Lucio Calpurnio Pisone Frugi, benché nelle fonti sia citata come Annales, Historiae e Commentarii, fu senza ombra di dubbio Annales. Se infatti la titolazione Historiae di Nonio è da attribuire a una svista del grammatico, uso a tale comportamento, il primo commentariorum, sed libros che leggiamo in Plinio il Vecchio 13,84 (= F 14 Cornell, F 11 Peter2, F 19 Forsythe e F 13 Chassignet) va corretto in primo, sed commentariorum libros, riferendo il termine commentarii non all’opera di Pisone, ma ai libri di Numa di cui si parla nel prosieguo del testo pliniano.
AbstractThis paper shows that the title of Lucio Calpurnio Pisone Frugi’s work was undoubtedly Annales,while in our sources is quoted not only as Annales,but alsoas Historiae and Commentarii. Infact, the term Historiae we read in Nonius is due to an oversight of the grammarian, who is known to be accustomed to a such behaviour. Regarding the term Commentarii used by Plinius the Elder in Naturalis Historia 13,84 (= F 14 Cornell, F 11 Peter2, F 19 Forsythe e F 13 Chassignet), the words primo commentariorum, sed libros should be changed as primoprimo, sed commentariorum libros, so that the term has to be referred to the books of Numa, which are quoted in the following text of Plinius, instead of to the work of Piso.
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I chirographa Caesaris e l’altalenante rapporto tra Marco Antonio e il senato nella primavera del 44 a.C.
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I senatusconsulta in materia di acta e di chirographa Caesaris furono infatti tre, e rispondono non solo alla condotta di Antonio nel suo vaglio preliminare delle carte di Cesare, ma anche all’evoluzione del rapporto tra Antonio e il senato, e della scena politica in generale. Il primo senatoconsulto, del 17 marzo del 44 a.C., confermo la validita degli acta Caesaris intesi come quei provvedimenti presi sotto Cesare e gia in vigore o di diffusa conoscenza alla data della sua morte. Dopo una prima fase in cui il console Antonio aveva pieno ed esclusivo potere di vagliare gli appunti di Cesare da tradurre in leggi, decreti e in nomine magistratuali, tra la fine di marzo e l’inizio di aprile la mozione di Servio Sulpicio si tradusse in un secondo senatoconsulto che vietava solo l’affissione automatica del testo di chirographa Caesaris inerenti a provvedimenti non ancora attuati, o perfezionati nella forma, o noti alla data del 15 marzo, e prescriveva per questi una relazione di Antonio che li illustrasse al senato per l’eventuale approvazione; fu una risposta del senato, sia nella componente cesariana non antoniana che in quella repubblicana, non solo ai primi abusi di Antonio, ma anche all’incresparsi della situazione socio-politica a Roma sotto la pressione delle bande di Amazio. Il perdurare dell’uso disinvolto di Antonio dei chirographa Caesaris, unitamente all’arrivo in Italia di Ottaviano e alla genesi di un’opposizione trasversale nei confronti di Antonio, determinarono il senato ad emanare, intorno alla meta di aprile, un terzo decreto sulla materia, che si proponeva di limitare ulteriormente Antonio affiancando a lui ed al collega di consolato un consilium per l’opera di vaglio dei chirographa Caesaris: ma Antonio riusci a posporre fino al 1º giugno l’effettiva operativita della commissione, per rendere poi il ricorso a questa meramente facoltativo grazie ai comizi che, anche per la pressione dei veterani di Cesare fatti arrivare a Roma, il 3 giugno approvarono la lex de actis Caesaris confirmandis.
AbstractThis article re-examines the sources - whose contexts do not make it easy to reconstruct chronological sequences - with the aim to reaffirm, reassessing the interrelations with the political dynamics, both the succession of three senatusconsulta on the arrangements set down by Caesar, and their dating between March 17 and mid-April 44 bc., after the latest relevant studies have questioned one or the other of these postulates.
The senatusconsulta concerning the acta and the chirographa Caesaris were three, and they reflect not only Antonius’ behaviour in his preliminary examination of Caesar’s arrangements, but also the evolution of the relationship between Antonius and the senate, and of the political scene in general. The first decree of the senate, issued on March 17, 44 bc., confirmed the validity of the dictator’s acta, namely those measures taken under Caesar and already in force or widely known at the date of his death. In a first phase the consul Antonius had full and exclusive power over Caesar’s arrangements to be translated into laws, decrees, magistrates’ appointments; between the end of March and the beginning of April Servius Sulpicius’ motion resulted in a second senatusconsultum, that forbade only the automatic publication of the text of chirographa Caesaris concerning measures not yet implemented or formally perfected or known on the date of March 15, and ordered Antonius to submit them to the senate with a report for approval; this was a reaction from the senate, both in the Caesarian but non-Antonian part and in the republican one, not only to Antonius’ first abuses, but also to the worsening of the socio-political situation in Rome under the pressure of Amatius’ bands. Antonius’ continued unscrupulous handling of chirographa Caesaris, together with Octavian’s arrival in Italy and the emergence of a transversal opposition against Antonius, led the senate, around the middle of April, to issue a third decree on the matter, which aimed at further limiting Antonius by placing a consilium for the examination of Caesaris chirographa alongside him and his consular colleague: but Antonius managed to postpone the effective functioning of the commission until June 1, and then succeeded in making the recourse to the commission merely optional thanks to the comitia, that approved the lex de actis Caesaris confirmandis on June 3, also due to the pressure of Caesar’s veterans who were summoned to Rome on purpose.
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The Friendship of Horace and Virgil: An Early Imperial Invention
show More to view fulltext, buy and share links for:The Friendship of Horace and Virgil: An Early Imperial Invention show Less to hide fulltext, buy and share links for: The Friendship of Horace and Virgil: An Early Imperial InventionBy: Shannon ByrneAbstractRichard Thomas has shown that little evidence exists to support that Horace and Virgil were friends. Virgil never mentions Horace in his poetry, and while Horace mentions Virgil warmly in his Satires, the few times Virgil appears in Horace’s later poems the sense is ambiguous or mechanical. Neither appears in the other’s Life by Suetonius, yet a close friendship between them is taken for granted. This idea of friendship likely comes from frequent images of Horace and Virgil together, usually with Maecenas, in the works of later poets. Martial, Calpurnius Siculus, and the author of the Laus Pisonis go to great lengths to portray Maecenas as the ideal patron their own patrons should emulate, and in so doing they often name Horace and Virgil as recipients of Maecenas’ generosity. Later generations of poets and writers pick up the imagery and the original pairing for the sake of patronage created the impression of friendship and association.
AbstractRichard Thomas ha dimostrato che esistono poche prove per sostenere che Orazio e Virgilio erano amici. Virgilio non menziona mai Orazio nella sua poesia, e mentre Orazio menziona Virgilio calorosamente nelle sue Satire; le poche volte in cui Virgilio appare nei componimenti successivi di Orazio il senso e ambiguo o meccanico. Nessuno dei due appare nella Vita di Svetonio dell’altro, ma una stretta amicizia tra di loro e data per scontata. Q uesta idea di amicizia probabilmente deriva da frequenti immagini di Orazio e Virgilio insieme, di solito con Mecenate, nelle opere dei poeti successivi. Marziale, Calpurnio Siculo e l’autore della Laus Pisonis arrivano al punto di ritrarre Mecenate come il patrono ideale che i propri patroni dovrebbero emulare, e cosi facendo citano spesso Orazio e Virgilio come beneficiari della sua generosita. Le successive generazioni di poeti e scrittori, che riprendono l’immagine e il binomio originale nell’interesse del mecenatismo, hanno creato l’impressione di amicizia e associazione.
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L’architecture des Métamorphoses d’Ovide
show More to view fulltext, buy and share links for:L’architecture des Métamorphoses d’Ovide show Less to hide fulltext, buy and share links for: L’architecture des Métamorphoses d’OvideAbstractIl peut paraitre hasardeux de chercher une structure d’ensemble a un ouvrage aussi foisonnant que les Métamorphoses d’Ovide. Et pourtant, en cherchant les effets de rupture et de retour dans ce qui s’annonce comme un carmen perpetuum, j’essaierai de mettre en lumiere le soubassement pythagoricien de la construction, sans me focaliser sur le seul livre XV et la mise en scene de Pythagore. Le double mouvement de la terre au ciel et retour ne concerne pas seulement la narration mais emblematise egalement le parcours de l’âme, dont la composition arithmetique, decrite dans le Timée de Platon, informe l’organisation de la matiere et le parcours du poete lui-meme qui finit par depasser Pythagore en se campant en nouveau demiurge.
AbstractIt may be risky to look for an overall structure in a work as overabundant as Ovid’s Metamorphoses. And yet, by looking for the effects of rupture and return in what is expected to be a carmen perpetuum, I will try to bring to light the Pythagorean base of the construction, without focusing on the only book XV and the performance of Pythagoras. The double movement from Earth to Heavens and return does not concern only the narration but symbolizes also the journey of the soul, which arithmetic composition, described by Plato in Timaeus, designs the organization of the matter, and the journey of the poet himself, who eventually will go further than Pythagoras and will present himself as a new demiourgos.
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Nell’ ‘officina’ dei Punica: Dedalo tra Cuma e Partenope (Sil. 12,1–104)
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AbstractIn the account of Hannibal’s wanderings in Campania in the twelfth book of the Punica, Silius gives a special emphasis to Parthenope and Cumae; in particular, the episode of the failed attempt to conquer the second city can be read as a ‘double’ of the previous attempt to take Parthenope. Moreover, the myth of Daedalus, which illustrates the origin of the temple of Apollo in Cumae, reveals unprecedented ovidian echoes.
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Gender e potere fra tarda repubblica e alto impero: la lettura di Cassio Dione
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AbstractThe paper focuses on the Roman History of Cassius Dio in order to explore his perception of an evolution in the role of women in the late Republican Rome and Early Empire. Dio recorded the tendency of some prominent exponents of the political system of the late Seventies of the first century bc onwards to exploit women in the creation of political alliances, thus providing an image of them as passive players (though with some exceptions shown for instance by Fulvia and Cleopatra). As regards the Early Empire, he realized that some matrons (first of all Augustus’ wife, Livia) used their maternal role to reach an increasingly strong position, taking advantage of the political progress towards autocracy. Dio’s interest in the changing political position of women at the imperial court of the first century might have been influenced by his knowledge of the significant role of the women of the Severan dynasty, during which he was writing his Roman History.
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Mensae in aedibus sacris ararum vicem optinebant.Alcune osservazioni su Paul. Fest. 149L.
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AbstractIn a passage of Festus epitomated by Paulus Diaconus is stated that mensae could replace arae inside the aedes. Some indications from literary sources allow us to try to reconstruct the juridical-sacral prescriptions for the dedication and the use of the mensae sacrae during sacrificial ceremonies. Furthermore, other elements can be considered to deepen the relationship between these sacred objects and the pulvinaria, namely the lectuli, used during the lectisternia.
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Schemi amplificativi nei Carmina di Alcuino
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AbstractThis article shows some kinds of amplificatio used by Alcuin in Carmina for remarking his ardent devotion to God, Virgin Mary, and some saints and for expressing his sincere love to his students, his friends, and the king.
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L’origine longobarda del termine dialettale catàna ‘sacca, tasca nella giacca del cacciatore’
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AbstractIn this article, the origin of the dialectal term catana ‘bag, pocket in the hunter’s jacket’ will be discussed. The hypothesis put forth here is that the term has developed from the Langobardic reconstructed form *catain(j)a. In particular, phonetic and semantic evidence aspects point to a stage in which the term must have preceded its non-mutated counterpart, i.e. the word zaina/zana ‘basket, cradle, ditch’. Its geographical distribution, on the other hand, reinforce the idea of a Langobardic origin since the word is more consistently used in central Italian regions, that is in an area encompassing that of the Langobardic Dukedome of Spoleto and Tuscany.
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Boccaccio Looking for Virgil
show More to view fulltext, buy and share links for:Boccaccio Looking for Virgil show Less to hide fulltext, buy and share links for: Boccaccio Looking for VirgilBy: Fabio StokAbstractGiovanni Boccaccio echoes several episodes of Virgil’s life and generally puts more trust in the biographies written by Servius and Hieronymus than in others, though he knows and also uses the biography attributed to Aelius Donatus. In his research he also adds some innovations, particularly regarding Virgil’s relationship with Naples, a city where Boccaccio himself had spent a lot of time. Virgil’s biography is also used by Boccaccio as a model for the biographies of Dante and Petrarch and his biography of Dante particularly echoes several features of Virgil’s life.
AbstractGiovanni Boccaccio riecheggia nelle sue opere svariati episodi della vita di Virgilio, mostrando la conoscenza di diverse fonti ed in particolare della Vita Vergili di Elio Donato. In relazione alle fonti egli evidenzia un atteggiamento selettivo e propone anche delle innovazioni, in particolare in relazione al rapporto di Virgilio con Napoli. La Vita di Donato e utilizzata anche quale modello delle biografie di Petrarca e di Dante, ed in particolare la biografia di Dante presenta numerose convergenze con quella di Virgilio.
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Appunti su Antonio Grifo e il canzoniere marciano (Ms. Ital Z 64 [= 4824])
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AbstractThis essay focuses on the illustrations with which Antonio Grifo, a Venetian poet and courtier, illuminated the texts of his collection of poetry contained in the codex Ms. it., Z.64 [= 4824] in the Marciana Library of Venice. Grifo used decorative elements closely related to the texts of his own poems, and he illuminated several literary works with a lavish and extensive figurative exegesis: an edition of Dante’s Commedia printed in Venice by Pietro Piasi in 1491 (now in the Casa di Dante in Rome); Petrarch’s Canzoniere and Trionfi contained in incunabulum G V 15 in the Q ueriniana Library of Brescia, published in Venice in 1470 by the printer Vindelino da Spira, and in the ms. Canonici It. 73 in the Bodleian Library of Oxford.
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A Chinese Counterpart of Petronius’ Matron of Ephesus?
show More to view fulltext, buy and share links for:A Chinese Counterpart of Petronius’ Matron of Ephesus? show Less to hide fulltext, buy and share links for: A Chinese Counterpart of Petronius’ Matron of Ephesus?By: Aldo SetaioliAbstractA Chinese story, originally included in Feng Menglong’s collection Stories to Caution the World (1624), was made known to the West in 1735 through father Dentrecolles’s translation, included by Du Halde in his monumental Description de la Chine. In it the wife of the philosopher Zhuangzi, after his faked death, breaks her vow never to remarry, and when her new suitor falls ill, she attempts to remove the brain from her husband’s corpse, after she is told this would be the only effective cure. But Zhuangzi comes back to life and she hangs herself. Similarities with Petronius’ tale of the matron of Ephesus were immediately pointed out. Some scholars maintained that Petronius had taken the theme from the Orient, but the differences between the Eastern and the Western stories can hardly be ignored.
AbstractUna novella cinese, facente parte in origine della raccolta di Feng Menglong Storie per mettere in guardia il mondo (1624), fu resa nota in Occidente dalla traduzione di Padre Dentrecolles, inclusa da Du Halde nella sua monumentale Description de la Chine. In essa la moglie del filosofo Zhuangzi, dopo che questi ha simulato la propria morte, infrange il voto di non risposarsi, e quando il nuovo pretendente si ammala tenta di asportare il cervello dal cadavere del marito, dopo aver saputo che questo sarebbe la sola cura; ma Zhuangzi torna in vita e la donna si impicca. Somiglianze con la novella petroniana della matrona di Efeso vennero immediatamente additate. Alcuni studiosi ritengono che Petronio abbia ripreso il tema dall’Oriente, ma le differenze tra le due storie non possono essere ignorate.
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Quando meno vale più: aspetti innovativi nelle fonti della narrativa di Pu Songling
show More to view fulltext, buy and share links for:Quando meno vale più: aspetti innovativi nelle fonti della narrativa di Pu Songling show Less to hide fulltext, buy and share links for: Quando meno vale più: aspetti innovativi nelle fonti della narrativa di Pu SonglingBy: Carlo SantiniAbstractNel complesso di motivi provenienti da varie culture, poi assorbite nel mondo cinese, compaiono nei racconti di Pu Songling almeno due che rivelano un’origine nella storia del mito classico greco-romano. Il primo e una discesa nel Mondo dell’Aldila che, cosi come e descritto, suggerisce racconti di mercanti e viaggiatori, che trovano un’approssimativa congruenza in immagini visive e scritte del mondo tardoantico. Piu conseguente risulta la logica dell’altro racconto dove il ricorso all’antropologia viene lucidamente convertito in un’illustrazione parodica che Pu Songling mostra di tener d’occhio. Cio credo possa essere spiegato con la diffusione del pensiero cristiano (gesuitico) nella seconda meta del XVIII secolo.
AbstractAmong the foreign strands that left a mark on Q ing dynasty Chinese culture two at least are connected with Greco-Roman history and myth, and can be recognized in Pu Songling’s stories. In one a descent to the lower world is described, possibly on the basis of ideas going back to late antiquity, as reported by merchants and travellers. In another the anthropological element is turned into the (intentional?) parody of Christian ideas, as introduced into China by Jesuit missionaries.
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