IKON
Volume 3, Issue 1, 2010
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Front Matter (“Title page”, “Contents”, “Uvodna riječ”, “Foreword”)
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Francesco e Innocenzo III ad Assisi: riflessioni sull’iconografia francescana della missione evangelizzatrice
show More to view fulltext, buy and share links for:Francesco e Innocenzo III ad Assisi: riflessioni sull’iconografia francescana della missione evangelizzatrice show Less to hide fulltext, buy and share links for: Francesco e Innocenzo III ad Assisi: riflessioni sull’iconografia francescana della missione evangelizzatriceAbstractNel ciclo illustrante le Storie di San Francesco nella Basilica superiore di Assisi, eseguite dal pittore fiorentino Giotto e dalla sua bottega negli anni novanta del Duecento, è inclusa una scena, comunemente chiamata La conferma della regola, molto celebre sia per gli storici dell’arte che per gli storici del francescanesimo, nella quale si vede san Francesco inginocchiato davanti a Innocenzo III nel momento in cui sta ricevendo dal papa l’approvazione della regola del nuovo ordine. In questa relazione si studia la messa in scena di questo dipinto e si riflette su quali furono le istruzioni, più che iconografiche, ideologiche, date a Giotto per comporre questo riquadro, a circa sessanta anni dalla morte del santo, e soprattutto quali furono i riferimenti culturali che Giotto decise di utilizzare. Tra le conclusioni l’autore ipotizza che a Giotto fu consigliato di insistere sul messaggio papale, che consisteva nel conferire a Francesco una missione evangelizzatrice, ma senza escludere, anche visivamente, la possibilità che in quell’occasione si fosse mostrata una regola scritta, dunque una regola già formalizzata. Per mettere in scena questa specifica e molto particolare commissione, Giotto userà due diverse citazioni culturali che non potevano non aver ospitalità nel suo immaginario di artista medievale: l’antica scena del consesso imperiale di ricevimento ed insieme la Traditio legis.
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La committenza artistica di Niccolò IV, primo papa francescano
show More to view fulltext, buy and share links for:La committenza artistica di Niccolò IV, primo papa francescano show Less to hide fulltext, buy and share links for: La committenza artistica di Niccolò IV, primo papa francescanoBy: Alessandro TomeiAbstractIl 22 febbraio del 1288 viene eletto al soglio di Pietro il primo papa proveniente dall’Ordine francescano, Girolamo Masci da Lisciano (Ascoli Piceno), che prenderà il nome di Niccolò IV e che regnerà fino al 1292. Il suo impegno di committente di opere d’arte fu molto intenso e, nonostante la brevità del suo pontificato, esso costituì un momento di fondamentale importanza per l’arte italiana della fine del XIII secolo. Le opere frutto della sua attività segnarono tappe importanti per la produzione figurativa centro italiana dell’ultimo decennio del Duecento da vari punti di vista: quello iconografico, per l’inserimento di temi nuovi in contesti fortemente tradizionali e quello stilistico per gli evidenti punti di contatto con l’arte gotica transalpina.
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La predicazione francescana nella pittura italiana del Duecento
show More to view fulltext, buy and share links for:La predicazione francescana nella pittura italiana del Duecento show Less to hide fulltext, buy and share links for: La predicazione francescana nella pittura italiana del DuecentoAbstractIl presente articolo intende offrire impulsi allo studio delle pitture duecentesche aventi per soggetto la predicazione francescana. Focalizzando l’attenzione su esempi figurativi significativi in ambito italiano, se ne evidenziano caratteristiche e forme peculiari.
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Le prime rappresentazioni di San Francesco in Croazia meridionale
show More to view fulltext, buy and share links for:Le prime rappresentazioni di San Francesco in Croazia meridionale show Less to hide fulltext, buy and share links for: Le prime rappresentazioni di San Francesco in Croazia meridionaleBy: Igor FiskovićAbstractLe testimonianze storiche su San Francesco provenienti dal territorio croato e risalenti all’epoca della sua vita sono ancora poco chiare, a differenza di alcune certe rappresentazioni duecentesche e trecentesche della figura del Santo. La sua immagine più antica la riconosco su un monumentale Crocifisso dipinto a Split, che per le ragioni stilistiche viene datato in tardo Duecento, e poiché si tratta di una rarità merita un’analisi e contestualizzazione nell’ambito della pittura regionale dell’epoca romanica. Distinguendosi anche per i tratti realistici dei ritratti, quest’opera e la cronologicamente prima che presenta la figura del santo eremita nella tradizione occidentale. Le due rappresentazioni di San Francesco, che si trovano su un sarcofago lapideo di Dubrovnik, usano note formule iconografiche del Trecento caratterizzate dalla simbolica gotica. Insieme agli altri rilievi sulla tomba di un notabile in claustro francescano, essi meritano attenzione in quanto rivelano alcuni tratti della dinamica di sviluppo della scultura locale, manifestando i legami al livello ideologico e morfologico con la cultura del primo umanesimo intorno alla meta del Trecento. Questi legami sono indubbiamente dovuti agli spostamenti dei membri dell’ordine francescano, come dimostrano anche le due opere dal loro monastero zaratino. Sia sul Crocefisso argenteo parzialmente dorato, creato intorno al 1380, che sul coro ligneo intagliato intorno al 1395, si trova la scena del San Francesco che riceve le stigmate che usa uno schema compositivo giottesco. Il secondo esempio diventa ancora più importante in quanto il rilievo contiene la prima rappresentazione notaci di un paesaggio pittoresco nell’arte dalmata. Tutte queste opere medievali d’altissimo valore confermano una precoce accettazione di temi e motivi legati al culto di San Francesco in arti figurative lungo la costa croata, un’area che contribuisce assai alla sua disseminazione grazie ai benefattori e committenti, ma anche alle maestranze di varia origine.
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Dalla vetrata al sepolcro: iconografia francescana in Catalogna (secoli XIII-XIV)
show More to view fulltext, buy and share links for:Dalla vetrata al sepolcro: iconografia francescana in Catalogna (secoli XIII-XIV) show Less to hide fulltext, buy and share links for: Dalla vetrata al sepolcro: iconografia francescana in Catalogna (secoli XIII-XIV)By: Pere BeseranAbstractI nuovi ordini mendicanti formatisi agli inizi del XIII secolo attecchirono in Catalogna in maniera assai rapida e duratura. Il francescanismo specialmente ebbe un impulso precoce ma, nonostante le numerose fondazioni francescane documentate durante il secondo quarto del XIII secolo, le manifestazioni artistiche del Duecento conservate in Catalogna sono scarse e problematiche. Questo si deve alla continua trasformazione delle fabbriche durante i secoli, e alla distruzione nei secoli XVII, XVIII e, particolarmente, XIX di alcune delle fondazioni più importanti. In qualsiasi caso, tanto le opere conosciute come quelle solo documentate permettono di provare come già alla fine del XIII secolo il francescanesimo catalano assume un nuovo profilo sotto la tutela diretta della monarchia. Nuove fondazioni di francescani e clarisse e la scelta delle sue chiese come luogo di sepoltura daranno vita a nuove imprese creative. Alcuni monumenti funerari saranno molto rilevanti, e assumeranno un ruolo importante nell’insieme dell’arredamento figurativo dei monumenti che conosciamo meglio. E’il caso del monastero di Pedralbes, fondazione reale diventata luogo di ritiro della regina vedova e configurato come insieme monumentale, in cui l’architettura si riveste di sculture, vetrate, affreschi, polittici e arredi diversi, spazi in cui la iconografia francescana trova modi di manifestarsi originali e vari, sebbene sempre contenuti.
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Clarisse, monarchia e mondo francescano nella Capella di San Michele nel monastero de Pedralbes ed oltre
show More to view fulltext, buy and share links for:Clarisse, monarchia e mondo francescano nella Capella di San Michele nel monastero de Pedralbes ed oltre show Less to hide fulltext, buy and share links for: Clarisse, monarchia e mondo francescano nella Capella di San Michele nel monastero de Pedralbes ed oltreBy: Rosa AlcoyAbstractIl monastero di Santa Maria di Pedralbes, fondazione reale del 1326, è uno dei centri catalani più rilevanti per mostrare il rapporto fra mondo francescano, corte e Corona, quando questa sceglie come luogo di sepoltura le costruzioni dell’Ordine mendicante. Trasformato in residenza della regina vedova, Elisenda di Montcada, Pedralbes ci offre in scala ridotta un progetto affine a quello del pantheon reale di Santa Chiara a Napoli. I diversi spazi chiusi di questo convento di clarisse, costruiti nel secondo quarto del XIV secolo, furono decorati con interessanti cicli di affreschi di cui restano vestigia frammentarie nel chiostro e negli spazi conosciuti come l’Abadía o l’Ángel. Senza dubbio, la decorazione della cosiddetta cappella di San Michele risalta tanto per il suo stato di conservazione, il suo programma iconografico e le caratteristiche generali, come per la documentazione del 1343 e del 1346 che si riferisce a questi affreschi come opera commissionata alla bottega di Ferrer Bassa dalla badessa Francesca de Saportella. Due contratti ricchi di dettagli che descrivono le clausole del lavoro da eseguire e il soggetto delle pitture. Il fine essenziale dallo studio sarà analizzare, senza sfuggire a esame altre opere francescane presenti nei paesi della Corona catalano-aragonese, alcune delle singole chiavi di un programma iconografico complesso che si sovrappone a una base stilistica in diretta relazione con il mondo italiano e con l’adeguamento dei contenuti e delle immagini a un peculiare ambiente francescano.
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La decorazione trecentesca nelle cappelle absidali di San Francesco a Udine
show More to view fulltext, buy and share links for:La decorazione trecentesca nelle cappelle absidali di San Francesco a Udine show Less to hide fulltext, buy and share links for: La decorazione trecentesca nelle cappelle absidali di San Francesco a UdineAbstractIn questo intervento si ripropone qualche spunto di riflessione sull’analisi dell’originario programma iconografico delle cappelle absidali, sull’identificazione di alcune scene frammentarie poco considerate e sulla loro sistemazione cronologica, nonché sui modelli a cui la committenza francescana fece riferimento nel decidere i soggetti della campagna decorativa della prima metà del Trecento. Gli affreschi più antichi furono eseguiti da un artista di grande qualità, il cui linguaggio figurativo si colloca tra il bizantinismo neoellenistico lagunare e la tradizione giottesca dell’entroterra veneto verso il 1310. Ad una seconda campagna decorativa (1320 circa), opera di un maestro che si rifà più strettamente alle novità dello stile di Giotto a Padova, appartengono le figure sulla parete di fondo: san Ludovico di Tolosa, san Francesco d’Assisi e sant’Antonio di Padova. L’insistenza su temi molto cari ai Minori, quali i santi principali dell’Ordine, il Lignum vitae di Bonaventura da Bagnoregio e i martiri di Thana rendono la decorazione della chiesa di San Francesco estremamente interessante. Molte delle soluzioni iconografiche e decorative presenti in San Francesco a Udine si ritrovano anche nella chiesa francescana di San Fermo Maggiore a Verona, al punto da suggerire l’ipotesi che essa fosse stata presa come modello privilegiato dai frati udinesi.
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Il polittico di Ottana: la vita di San Francesco in un dipinto su tavola del XIV secolo
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Il crocifisso ligneo di Nicodemo a Oristano: un modello di iconografia francescana in Sardegna
show More to view fulltext, buy and share links for:Il crocifisso ligneo di Nicodemo a Oristano: un modello di iconografia francescana in Sardegna show Less to hide fulltext, buy and share links for: Il crocifisso ligneo di Nicodemo a Oristano: un modello di iconografia francescana in SardegnaBy: Andrea PalaAbstractIl crocifisso ligneo di Nicodemo è conservato nella chiesa di San Francesco a Oristano e rappresenta un’interpretazione del crocifisso gotico doloroso, diffuso ampiamente in area mitteleuropea e strettamente legato alla spiritualità francescana. Quest’opera d’arte ha richiamato l’interesse di molti studiosi, ma non ha ancora trovato una precisa collocazione in sede critica, sia per la datazione sia per la sua provenienza. Alcuni storici dell’arte lo ritengono un’elaborazione renana derivante dal crocifisso di S. Maria in Campidoglio a Colonia (1304), passato per il tramite franco-iberico del Cristo di Perpignano (1307). Altri studiosi propongono una datazione più vicina al’400, supportati dal fatto che la sua iconografia diventa un prototipo nella pittura sarda solo nel’500, ma la vicinanza stilistica al Cristo conservato nella chiesa di Santa Maria Novella di Firenze e le recenti valutazioni storiche hanno sollevato nuovi interrogativi. Nella relazione si ripercorre la storia degli studi e si propone una nuova lettura critica, vagliando il legame con la committenza francescana.
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Puccio Capanna nell’oratorio della confraternita dei Disciplinati di San Rufino: spaccato di un’Assisi tardo trecentesca
show More to view fulltext, buy and share links for:Puccio Capanna nell’oratorio della confraternita dei Disciplinati di San Rufino: spaccato di un’Assisi tardo trecentesca show Less to hide fulltext, buy and share links for: Puccio Capanna nell’oratorio della confraternita dei Disciplinati di San Rufino: spaccato di un’Assisi tardo trecentescaAbstractNell’Assisi tardo trecentesca Puccio Capanna riuscì ad essere il principale appaltatore delle più importanti committenze legate all’ordine francescano, al Comune e al laicato confraternale, con una tale trasversalità nel tessuto sociale da detenere il monopolio del mercato. Partendo dall’analisi del programma pittorico da lui realizzato nell’oratorio della confraternita dei Disciplinati di San Rufino, (per il quale sulla base di nuove testimonianze documentarie si propone il 1348 come terminus post quem per la sua esecuzione), si intende restituire quelle che furono le linee guida dell’ufficialità francescana in città. I minori attraverso la concessione di benefici e l’elaborazione di pratiche devozionali si assicuravano il monopolio della vita aggregativa laicale che aveva una tale diffusione da essere rappresentativa, almeno ad Assisi, dell’intera comunità dei fedeli. Le confraternite sviluppavano, difatti, vere e proprie forme di reverentia a San Francesco, tanto più che la loro soteriologia, incentrata sulla conformitas del penitente al motivo del Dio-uomo-Crocifisso, trovava nel miracolo delle stimmate il modello. Ed ecco perché il santo è raffigurato nella scena della Crocifissione dell’oratorio di San Rufino, in un contesto, per così dire non francescano. Ne danno prova anche gli apparati decorativi legati alle fraternite di Santo Stefano, San Lorenzo e San Francesco.
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Regalità e iconografia francescana nel complesso conventuale di Santa Chiara a Napoli: il Cristo in trono della sala capitolare
show More to view fulltext, buy and share links for:Regalità e iconografia francescana nel complesso conventuale di Santa Chiara a Napoli: il Cristo in trono della sala capitolare show Less to hide fulltext, buy and share links for: Regalità e iconografia francescana nel complesso conventuale di Santa Chiara a Napoli: il Cristo in trono della sala capitolareBy: Vinni LucheriniAbstractIn questo saggio si analizza un affresco monumentale conservato nell’antica sala capitolare dei frati minori di Santa Chiara a Napoli, un convento doppio, maschile e femminile, fondato per volontà di Sancia di Maiorca e Roberto d’Angiò, sovrani del Regnum Siciliae et Jerusalem, nel primo quarto del Trecento. L’affresco mette in scena una sacra rappresentazione, nella quale i due sovrani sono raffigurati inginocchiati ai piedi di un Cristo in trono affiancato dalla Vergine, da San Giovanni e da quattro santi francescani, tra i quali anche Ludovico di Tolosa, fratello del re di Napoli. Accanto ai due sovrani appaiono altre due figure appartenenti probabilmente alla medesima dinastia angioina, di problematica identificazione. Si propone qui una nuova ipotesi interpretativa sia sui due ancora discussi personaggi, sia sulle circostanze nelle quali l’affresco fu realizzato, sia sull’iconografia della figura di San Francesco.
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Empathy and Performative Vision in Oxford Corpus Christi College MS 410
show More to view fulltext, buy and share links for:Empathy and Performative Vision in Oxford Corpus Christi College MS 410 show Less to hide fulltext, buy and share links for: Empathy and Performative Vision in Oxford Corpus Christi College MS 410By: Holly FloraAbstractAn extensively illustrated manuscript copy of the Meditationes Vitae Christi, MS 410, made c. 1350 in Rome, prescribes a performative experience of the life of Christ deeply connected to Franciscan ideas about the redemptive power of the devotional imagination. Several motifs that are unique to MS 410 or very rare include the depiction of a nude Christ Child in the manger reaching towards the ox at the manger of the Nativity, an image of women performing his Circumcision, and an emphasis on the clothing and disrobing of Christ during the Passion. Women are also prominent actors in the scenes of Christ’s ministry. These iconographic eccentricities can be linked to Franciscan devotion and to female Franciscan spirituality in particular.
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The Illuminated Bestiaries in the English Franciscan Culture
show More to view fulltext, buy and share links for:The Illuminated Bestiaries in the English Franciscan Culture show Less to hide fulltext, buy and share links for: The Illuminated Bestiaries in the English Franciscan CultureBy: Xenia MuratovaAbstractThe author investigates the role of illuminated bestiaries in the English Franciscan culture, the use of these manuscripts in the Franciscan milieu in England of the 13th century and proposes an analysis of two manuscripts of this period which could be related with Franciscan commissions and which show an importance given by Franciscans to the moral teaching of the medieval bestiaries.
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The Animal Triad of Capital Sins in Franciscan Iconography
show More to view fulltext, buy and share links for:The Animal Triad of Capital Sins in Franciscan Iconography show Less to hide fulltext, buy and share links for: The Animal Triad of Capital Sins in Franciscan IconographyBy: Simona CohenAbstractThis study examines two exceptional depictions of St Francis in Glory that appeared in Italian painting of towards the mid 15th century, those of the Venetian miniaturist Cristoforo Cortese and the Sienese painter Sassetta. In both versions St Francis is depicted in a symbolic representation of the stigmatization, with the triad of theological virtues above and three personified sins, accompanied by symbolic animals, below. In the paintings by Cortese and Sassetta a wild boar accompanies the female personification of Luxuria, and a wolf characterizes that of Avaritia. In each version the saint tramples the fallen knight of Superbia, but only Sassetta has included his lion attribute. Several questions are addressed in regard to the animal symbolism and its adaptation to the image of St Francis, inevitably relating to some of the broader problems of Franciscan iconography. The issues of literary and visual precedents for the animal/sin triad in Franciscan iconography and the contemporaneous appearance of this scheme in Venice and Siena are examined. It is demonstrated that depictions of saints, in general, and St Francis, in particular, as the alter Christus, were often shown trampling personified vices in Sienese painting, but these did not include animal depictions. Literary sources for the latter, include Dante’s Divina Commedia, and the continued use of beast metaphors from bestiary moralizations and exempla literature in preacher’s sermons. A direct connection between Cristoforo Cortese and Sienese ecclesiastical patrons in Venice leads to the assumption that a Sienese precedent of the animal/vice iconography was transmitted to Venice in the early fifteenth century.
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“Love Not the World” Saint Francis as an Alter Christus in Late Medieval Italian Painting
show More to view fulltext, buy and share links for:“Love Not the World” Saint Francis as an Alter Christus in Late Medieval Italian Painting show Less to hide fulltext, buy and share links for: “Love Not the World” Saint Francis as an Alter Christus in Late Medieval Italian PaintingBy: Donal CooperAbstractThis paper reassesses the iconography of Saint Francis as an alter Christus in late medieval Italian painting, focusing on a strand of imagery that depicted the saint together with the virtues of Poverty, Chastity and Obedience and either the vices Avarice, Vainglory and Pride or a mappa mundi motif. By gathering together surviving examples, some never published before, it is possible to place Sassetta’s famous image of Saint Francis in Glory (part of the high altarpiece for the Franciscan church in Sansepolcro, painted 1439-1444, now Villa I Tatti, Settignano) within a broader iconographic tradition that can be traced back into the fourteenth century. I suggest that precedents for Sassetta’s iconography can be identified in two paintings commissioned by the Order at the very start of the fifteenth century: a fresco on the facade of San Francesco in Fiesole, illustrated here for the first time, and a now-lost high altarpiece painted for the Franciscan church in Città di Castello, which can be reconstructed thanks to sixteenth-century intarsia copies of its imagery.
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Un’altra immagine di Gloria: il San Francesco di Montefalco
show More to view fulltext, buy and share links for:Un’altra immagine di Gloria: il San Francesco di Montefalco show Less to hide fulltext, buy and share links for: Un’altra immagine di Gloria: il San Francesco di MontefalcoBy: Milvia BollatiAbstractIl saggio propone una lettura iconografica degli affreschi nella chiesa di San Francesco a Montefalco, opera di Benozzo Gozzoli, ed in particolare dell’affresco della volta con la Glorificazione di San Francesco. Il tema della gloria è affrontato in riferimento alla tradizione agiografica, in particolare alla Legenda maior di San Bonaventura e alla predicazione di San Bernardino da Siena. Un ruolo attivo nella definizione del programma potrebbe essere stato svolto anche da fra Jacopo da Montefalco, committente del ciclo, e particolarmente devoto al santo senese.
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St Louis of Toulouse in the Context of Franciscan Iconography on the Portal of St Francis’ Church in Ancona
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Osservazioni e aggiunte al corpus iconografico del beato Michele Carcano da Milano - predicatore dell’Osservanza francescana
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The Servants of Antichrist: the Denouncement of Franciscans on the Utraquist (Hussite) Pictures in Jena Codex (Bohemia, Around 1490-1510)
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Franciscans and Medieval Serbia: Evidence of Art
show More to view fulltext, buy and share links for:Franciscans and Medieval Serbia: Evidence of Art show Less to hide fulltext, buy and share links for: Franciscans and Medieval Serbia: Evidence of ArtAbstractSporadic presence of the Franciscans in medieval Serbia was due to the latter’s strict Orthodox Orientation. However, during the 13th C. their activity has been significant as their main benefactor was the Serbian queen Helen, herself of the Western origin. The sources provide various data on her restoring Roman Catholic monasteries in the Littoral, and she built her own foundation, the monastery Gradac, in Gothic style. The friars assisted royalty to combat heretics. In the 14th C. contacts would lessen although the chief architect of Dečani was Vita, the Franciscan friar again. In the 15th C. with the Ottoman advance, the religious strife between the Orthodox Christians on one side and the Roman Catholic Christians on the other unfortunately became more serious which may have resulted in extreme visual propaganda as argued by an enigmatic fresco in the monastery Jošanica. On the other hand, there were other, more interesting examples with mixed Eastern and Western elements as in the Virgin’s church in Mržep (Gulf of Kotor).
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The Fresco Cycle of the Holy Virgin in the Franciscan Church of Keszthely
show More to view fulltext, buy and share links for:The Fresco Cycle of the Holy Virgin in the Franciscan Church of Keszthely show Less to hide fulltext, buy and share links for: The Fresco Cycle of the Holy Virgin in the Franciscan Church of KeszthelyAbstractThe Franciscan church of Keszthely in Western Hungary preserves a fresco circle from the end of the 14th century. In the much damaged uppermost row the life of the Holy Virgin was represented. This paper intends to clarify the iconography of the single scenes with the help of analogues. The composition of the Birth of the Virgin and the Presentation of the Virgin in the Temple are very close to the paintings of the Sienese masters. The prototype of them is probably the lost Lorenzetti cycle on the façade of the Spedale di Santa Maria in Siena, however, the cycle at Keszthely seems to be more elaborated. That is the significance of the frescos in this Hungarian town: it is the only known follower of this Sienese Lorenzetti tradition outside of Italy, but should be registered among the longest Mariological cycles in trecento fresco painting.
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Meeting the Ultimate Friend: Visions and Auditions in the Images of Dying St Francis and St Elisabeth
show More to view fulltext, buy and share links for:Meeting the Ultimate Friend: Visions and Auditions in the Images of Dying St Francis and St Elisabeth show Less to hide fulltext, buy and share links for: Meeting the Ultimate Friend: Visions and Auditions in the Images of Dying St Francis and St ElisabethBy: Ivan GerátAbstractThe lively contact of St Elisabeth and St Francis with the supernatural world was mostly expressed by depicting visions and auditions. These include the soaring soul leaving the saintly body of Francis, as well as miracles associated with his death by the narrative logic of the cycles. The innovative painting in Košice was the first representation of the auditions, mentioned in the reports about the dying of Saint Elizabeth more than 240 years ago, but based on newer visual sources.
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La penitenza di Maddalena: genesi di un’iconografia francescana
show More to view fulltext, buy and share links for:La penitenza di Maddalena: genesi di un’iconografia francescana show Less to hide fulltext, buy and share links for: La penitenza di Maddalena: genesi di un’iconografia francescanaBy: Yvonne zu DohnaAbstractLa Maddalena è la figura originaria della penitenza, ancora più di San Gerolamo o di San Francesco. Questa presentazione vuole illustrare la nascita iconografica di questa figura dal tardo Medioevo in poi. In particolare cercheremo di chiarire quando, come, e perchè inizi la raffigurazione della Maddalena penitente nell’arte. Per la figura di Maddalena bisogna probabilmente risalire al Duecento, tempo in cui i Francescani introdussero per primi una iconografia della penitenza. Questo sviluppo è strettamente collegato con la nuova definizione della penitenza, con la vita degli eremiti, e il nuovo ruolo - anche nella sfera spirituale - della donna in quel periodo. Nella raffigurazione di Maria Maddalena da parte dei vari artisti, infine, si coglie questa ambivalenza tra individualità e visione della società.
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Francis of Assisi in the World of Cranach
show More to view fulltext, buy and share links for:Francis of Assisi in the World of Cranach show Less to hide fulltext, buy and share links for: Francis of Assisi in the World of CranachAbstractThe German Reformation is popularly romanticized as being set in motion by one Herculean figure, who dared to go face to face with the monolithic power and theology of the Roman Catholic Church. It is also thought that the Reformation was in essence iconoclastic, leaving in its wake churches totally cleansed of devotional statues and images. The reality, of course, is quite different. The pre- Reformation and Reformation periods were social, political and theological complexities, which we are still only learning to decipher. This paper will evaluate two images of St Francis of Assisi: one is a painting done in 1502 by Lucas Cranach the Elder and the other a woodcut done c. 1550. Not only is there a radical rupture in the use of images of the saint in these periods, but there is an even more radical continuity. The reversal of image and prototype, which takes place between Francis and Christ and which merits the condemnation of Luther, is the same reversal which eventually characterizes the images of Luther himself.
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Aspetti dell’iconografia francescana nel Salento
show More to view fulltext, buy and share links for:Aspetti dell’iconografia francescana nel Salento show Less to hide fulltext, buy and share links for: Aspetti dell’iconografia francescana nel SalentoAbstractDa un’indagine sulle iconografie ricorrenti presso le chiese francescane in Terra d’Otranto emerge la presenza quasi costante sugli altari del soggetto del Perdono di Assisi o Indulgenza della Porziuncola. In Salento il successo di un’iconografia che partendo dall’esempio “alto” di Federico Barocci guarda soprattutto al modello didascalico dei testi illustrati dedicati alla vita del Poverello di Assisi che in età di Controriforma sono diffusi dall’Ordine francescano, è documentato dai numerosissimi dipinti con questo soggetto presenti nelle chiese francescane, come quelle della Serafica Riforma Pugliese o dei Cappuccini. Gli autori di queste opere, spesso oggetto di pesanti ridipinture, sono il più delle volte frati pittori, come Fra Francesco da Martina, Fra Giacomo da San Vito o Frate Angelo da Copertino. Particolarmente nel Seicento, il Perdono d’Assisi domina nelle chiese francescane di Terra d’Otranto: in questo territorio di confine con il mare, più isola che penisola, nelle chiese francescane si afferma con perentorietà quello che è un tema di riconciliazione. È una proposta salvifica di perdono universale che i francescani, vicini alla gente più umile, portano in una terra in cui in età post-tridentina è ancora prevalente la chiesa di rito greco, ed è forte la condanna ufficiale dei vescovi.
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L’iconografia della Madonna nel polittico di Girolamo da Santa Croce nella chiesa francescana sull’isola di Košljun
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Il quadro di Gian Antonio Guardi Ritorno della Sacra Famiglia dal Tempio con Sant’ Antonio di Padova e l’iconografia post tridentina «in Bosnia othomana»
show More to view fulltext, buy and share links for:Il quadro di Gian Antonio Guardi Ritorno della Sacra Famiglia dal Tempio con Sant’ Antonio di Padova e l’iconografia post tridentina «in Bosnia othomana» show Less to hide fulltext, buy and share links for: Il quadro di Gian Antonio Guardi Ritorno della Sacra Famiglia dal Tempio con Sant’ Antonio di Padova e l’iconografia post tridentina «in Bosnia othomana»By: Sanja CvetnićAbstractIl piccolo quadro Ritorno della Santa Famiglia dal Tempio con Sant’Antonio di Padova è stato pubblicato per la prima volta nel catalogo della mostra «I Francescani della Bosnia ed Erzegovina nel crocevia di culture e civiltà» (1987; 1988). Poco dopo Grgo Gamulin (1992) lo ha attribuito a Gian Anotnio Guardi. A causa dell’erronea ubicazione (convento francescano di Visoko), e del titolo fuorviante (indicato come Sant’Anna, Gioacchino, Maria e Sant’Antonio di Padova) era difficile rintracciarlo dopo la guerra in Bosnia ed Erzegovina (1992-1995): si trova infatti nel convento francescano di Petrićevac, alla periferia di Banja Luka, distante circa duecento chilometri da Visoko. L’iconografia narra un passo famoso del Vangelo di Luca (Lc 2, 48-52), e la composizione del Guardi si basa fortemente su una pala d’altare con il Ritorno della Sacra Famiglia dal Tempio che Pietro Paolo Rubens ha eseguito nell’attività tarda e con intervento della bottega per la chiesa dei Gesuiti ad Anversa. Il dipinto di Rubens è stato tradotto in stampa dall’incisore fiammingo Schelte à Bolswert e proprio questa stampa poté servire a Gian Antonio come veicolo di un modello. Bolswert ha indicato nell’iscrizione anche il testo biblico a cui s’ispira l’iconografia: «ET ERAT SUBDITUS ILLIS, Luc. 2». Viste le ridotte dimensioni, tali da non consentire di pensare che fosse destinato ad un altare, e considerando che oltre alla Santa Famiglia esso rappresenta il grande santo francescano — Sant’Antonio di Padova — il dipinto di Guardi a Petrićevac avrà potuto svolgere la funzione di supporto visivo nella meditazione sul tema dell’ubbidienza e per rafforzare i francescani bosniaci nel difficile compito loro imposto: nell’accettazione di un tempus tacendi (al contrario del tempus loquendi del grande oratore Sant’Antonio) nella Bosnia othomana.
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Contributo alla ricerca delle pale d’altare di Baldassare D’Anna nei conventi francescani della Dalmazia, Quarnaro e Bosnia
show More to view fulltext, buy and share links for:Contributo alla ricerca delle pale d’altare di Baldassare D’Anna nei conventi francescani della Dalmazia, Quarnaro e Bosnia show Less to hide fulltext, buy and share links for: Contributo alla ricerca delle pale d’altare di Baldassare D’Anna nei conventi francescani della Dalmazia, Quarnaro e BosniaAbstractNel presente scritto sono prese in esame le specificità degli schemi iconografici di nove quadri del pittore veneziano Baldassare D’Anna (Baldissiera D’Anna, ca. 1572-13. VIII 1646) che si trovano nei conventi francescani nelle zone di Quarnaro, Dalmazia e Bosnia. Quattro quadri sono custoditi nei conventi della Provincia dalmata francescana di S. Girolamo (due nell’ ex chiesa francescana dell’Assunzione della Madonna nella Città Vecchia di Pag, isola di Pag; uno nella chiesa di S. Francesco d’Assisi a Nerezine di Lošinj e un quadro nella chiesa di S. Antonio da Padova di Rab, isola di Rab). Un quadro raffigurante la Madonna del Carmine con i SS. Girolamo, Antonio e Francesco è custodito nel convento di S. Girolamo a Martinšćica, isola di Cres, il convento della provincia dalmata dei frati Francescani di Terzo Ordine. Due quadri si trovano nei conventi della Provincia francescana del Santissimo Redentore, che all’epoca appartenevano alla Provincia francescana di Bosnia Argentina (un quadro nel convento di S. Lorenzo di Šibenik, e un quadro nel convento di S. Croce di Živogošće). Altri due quadri sono custoditi nei conventi francescani bosniaci della provincia di Bosnia Argentina che, nel Seicento, era l’area del predominio ottomano. Uno di questi quadri (L’Immacolata Concezione) si trova nel convento di Kraljeva Sutjeska, e l’altro (Il Giudizio Universale) nel convento di Kreševo.
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L’origine e gli influssi del vocabolario artistico nella Provincia francescana dei Santi Cirillo e Metodio in Croazia
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I quadri e le sculture del XVII e del XVIII nelle chiese e nei conventi dell’attuale provincia francescana della Croazia continentale, rappresentano un segmento particolarmente valido dell’arte e del patrimonio artistico croato e mitteleuropeo. Il valore artistico e le radici stilistiche di tali opere sono diversi, ma esse caratterizzano in modo significativo la pittura e la scultura barocca della Croazia settentrionale e della Slavonia. Queste opere portano in sé elementi di tre ambiti artistici diversi. Nella provincia croato-carniola è riconoscibile l’influsso dell’arte veneziana ed in parte di quella stiriana; in quella di San Ladislao l’influsso dell’arte stiriana, tirolese e addirittura bavarese mentre in Slovenia si riconoscono i tratti della pittura e della scultura di Vienna che, attraverso Budim e Pečuh, erano giunte pure fino alla Provincia di San Giovanni Capistrano. Nonostante in epoca barocca fossero state poste forti basi dell’immagine artistica delle chiese e dei conventi francescani nella Croazia continentale, nel XIX secolo si giunge a mutamenti sul principio di una logica eclettica dal panorama della creatività artistica mitteleuropea di allora. Appena nel XX secolo gli artisti lasciano una traccia più profonda del loro talento e della loro istruzione.
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Idee sull’osservanza francescana nella pittura murale nella Chiesa dei Santi Francesco e Bernardino a Vilnius all’inizio del XVI secolo
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The Expression of the Way of the Cross in the Former Churchyard of the Bernardine Ensemble in Tytuvėnai
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La scena della stimmatizzazione di San Francesco d’Assisi nel programma dell’iconografia degli altari nelle chiese dei riformati in Polonia nei secoli XVII-XIX
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Alcuni esempi d’arte e d’architettura francescana in Messico
show More to view fulltext, buy and share links for:Alcuni esempi d’arte e d’architettura francescana in Messico show Less to hide fulltext, buy and share links for: Alcuni esempi d’arte e d’architettura francescana in MessicoAbstractL’attività artistica era intimamente connessa con quella della evangelizzazione nelle missioni francescani nella Nova Hispania, l’attuale Repubblica mexicana, sin dai suoi albori nel secondo decennio del Cinquecento. L’articolo si divide in due parti: la prima parte tratta di una pala d’altare con la vita di San Francesco, dipinta intorno al 1560, la seconda delle costruzioni di conventi con le loro chiese nella missione nella Sierra Gorda intrapresa dal famoso P. Francescano Junìpero Serra nella seconda metà del Settecento. Se nella prima sezione è presentata l’ipotesi, quasi tesi, con molti ragioni probanti, che l’autore della pala che oggi si trova nella parocchia di Tecali nella provincia di Puebla, è nient’altro che Pedro de Gante, la seconda sezione mostra l’organizzazione e la struttura di un convento francescano con la sua chiesa in generale. La pala dell’altare di Tecali mostra assonanze stilistiche con la scuola di Lucas Cranach il Vecchio. Di nuovo ci troviamo davanti ad un grande enigma che può trovare fino adesso solo una soluzione ipotetica, che cioè Pedro de Gante ha conosciuto il pittore di Wittenberg. In ogni caso, la pala con la vita di San Francesco costituisce non solo una delle più qualitative di tutto il Cinquecento in Messico, ma contiene anche qualche novità iconografica, mai trattata nell’arte francescana in Europa.
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“Chi ha toccato i miei vestiti?” La guarigione della donna con l’emorragia fra testo, immagine e tabù nella cultura visiva del primo medioevo*
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Saint Francis Rediscovered and Reinterpreted: a Collection of Essays
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Back Matter (“Treći međunarodni znanstveni skup ikonografskih studija / Third International Conference of Iconographic Studies / Terzo convegno internazionale degli studi iconografici”)
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